di Ruben Marzà
Quando il senso ci sfugge ognuno di noi cerca un rifugio: chi in Dio e nei
suoi racconti, chi nell’amore e nella danza
Non un semplice disco, ma un concept album che diventa spettacolo, immersione in un’interiorità musicale senza tempo. Avalon – Canzoni da un mondo perduto è stato presentato a Milano il 6 dicembre dal Quartetto Indaco, ensemble d’archi tra i più apprezzati del panorama italiano e internazionale.
L’ascoltatore si fa compagno di viaggio di un monaco del 1300, partito da Firenze in un pellegrinaggio alla scoperta dei canti e delle tradizioni dell’Europa del Nord. Un viaggio che diventa ricerca di un’umanità comune e condivisa nei racconti e nella memoria, al di là dei confini e delle lingue. Duplice è il sentimento che pervade tanto il monaco quanto l’ascoltatore/spettatore di Avalon: il sentimento della memoria e di uno scorrere del tempo che unisce e confonde il vicino e il lontano, il noto e l’esotico; e al tempo stesso l’insopprimibile senso di estraneità del viaggiatore e dell’esule, ma soprattutto del vecchio che si riconosce, improvvisamente e dolorosamente, spettatore della vita.
Avalon si compone di 18 brani, 18 frammenti di musica che, per quanto di fatto “antica” o ispirata a stili di secoli passati, risulta nondimeno fuori dal tempo, capace di evocare un sentire universale che trascende le epoche e i confini. Si alternano brani d’autore (si va dal Trecento di Francesco Landino all’Ottocento di William Marshall, passando attraverso William Byrde e Michael Praetorius), pezzi anonimi e tradizionali provenienti da tutta Europa e per l’occasione sapientemente arrangiati, e composizioni originali di Cosimo Carovani, violoncellista del quartetto: queste ultime riescono a mimetizzarsi con grande efficacia nel repertorio storico, sapendo aggiungere tocchi di cantabilità e di complessità contrappuntistica senza mai spezzare l’incantesimo.
Perché proprio di incantesimo si tratta: il viaggio sonoro ed emozionale attraverso le musiche e i testi riesce ad avvincere e a toccare nel profondo. Per quanto uniti da una comune atmosfera, i brani sanno alternare momenti di grande delicatezza e lirismo (Song Around the Fire, Myn morghen ghaf pavana) ad altri di festosa vivacità (Miss Hannah’s Jig) o di inesorabile drammaticità (De tre Skalke). A rinvigorire la natura ibrida del percorso, ampio è l’utilizzo di strumenti a percussione e della voce in tutte le sue manifestazioni (dal fischio ai cori muti, fino alla recitazione in versi).
Un’opera che sa toccare e conquistare nella sua dimensione “virtuale” ma che, in forma di spettacolo, diventa un viaggio unico alla ricerca del misterioso legame tra musica e memoria.
Quartetto Indaco
Avalon – Songs from a lost world
Carovani – Preludium
Landino – Ecco la primavera
Marshall – Kinkara
Anonimo – Lamento di Tristano e Isotta
Carovani – Fair Knight ballata
Tradizionale – Runo-Laulu
Anonimo – Myn morghen ghaf pavana
Carovani – Ancient Dance Tune
Carovani – Bard Song
Carovani – Interludium danza
Marshall – Miss Hannah’s Jig
Carovani – Song Around (the) Fire
Tradizionale – I Riden Så
Anonimo – Minuetto Nordico
Byrde – Pavana S.W. Tetre
Tradizionale – De tre Skalke
Praetorius – Es ist ein’ Ros‘ entsprungen
Carovani – Postludium
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