di Giulia Vazzoler
«Bach in Venice» è l’ambizioso progetto targato Divox Antiqua che porta idealmente Johann Sebastian Bach nella terra della Serenissima, in un viaggio che in realtà non ha mai compiuto in vita, per incontrare i grandi maestri del Settecento veneziano.
Si tratta dell’esordio discografico come solista del giovanissimo Giulio De Nardo, clavicembalista trevigiano della scuderia di Andrea Marcon, e dell’ensemble barocco Sestier Armonico, nato da un sodalizio fra i corridoi della Schola Cantorum Basiliensis, e battezzata per l’occasione dallo stesso De Nardo.
Il disco contiene cinque concerti per clavicembalo e orchestra secondo Antonio Vivaldi e uno secondo Alessandro Marcello, riscritti da De Nardo combinando le partiture originali per orchestra di Vivaldi e Marcello assieme alle trascrizioni per tastiera di Johann Sebastian Bach degli stessi concerti. Si tratta di una prima registrazione mondiale, realizzata con il contributo della fondazione Cariverona.
Il materiale musicale utilizzato per queste rielaborazioni non contiene in sé modifiche rilevanti rispetto agli originali. L’opera di riarrangiamento di De Nardo appare comunque rimarchevole dal punto di vista della ricerca di una sonorità nuova – più rotonda e generosa – per il clavicembalo, per pagine che l’orecchio comune è avvezzo ad ascoltare eseguite dal violino, o dall’oboe, e offre l’occasione di un ampliamento del repertorio dei concerti per tastiera.
Dal punto di vista filologico, l’operazione è lecita. Bach aveva conosciuto bene la musica degli autori del Settecento veneziano, e si era dimostrato attratto dallo schema del concerto grosso con le sue trascrizioni manualiter e pedaliter, che adattano gli originali per violino al clavicembalo e all’organo. Nei primi decenni del Settecento in Germania circolavano opere di autori come Vivaldi, Albinoni e Torelli – in servizio presso la corte di Ansbach – anche grazie all’interesse che il principe di Sassonia Johann Ernst aveva dimostrato nei confronti del repertorio strumentale italiano e che aveva conosciuto durante i suoi viaggi di studio in Olanda, in particolare presso la tipografia di Estienne Roger di Amsterdam che aveva pubblicato l’Estro Armonico di Vivaldi.
Una nota di apprezzamento per la qualità tecnica del mixing e mastering e per la raffinatezza del «Divox Sound», che riconferma l’attenzione quasi maniacale dell’etichetta per la riproduzione di un suono pulito, limpido e naturale.
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