Dopo aver definito la musica come strumento di adattamento dell’uomo al proprio ambiente, adesso vi chiederete: << se la capacità di reazione alla musica è innata, l’esperienza personale non serve a niente?>>.
Ritorniamo velocemente al nostro uomo delle caverne.
Qual era il suo comportamento appena udito il ruggito del leone, un tuono, la voce della compagna e così via?
Bravi! Cercava di nascondersi dal pericolo, tentava di rendersi attraente, si proteggeva dalla pioggia, in sintesi, rispondeva in base al tipo di input, ovvero si comportava nel modo più favorevole alla situazione.
In precedenza avrà sicuramente visto il leone uccidere dopo aver ruggito o l’alluvione dopo il tuono ecc. Ha unito il segnale sonoro alla possibile conseguenza e in base a ciò ha modulato il proprio comportamento. Al giorno d’oggi? Cosa è l’esperienza musicale e cosa porta? Come più volte detto, suonare uno strumento porta benefici extramusicali notevoli (affronteremo il tema in futuro), ma vorrei focalizzarmi su un altro tipo di esperienza musicale , l’ascolto.
Tutti sappiamo che in seguito alle esperienze vissute il nostro cervello subisce modifiche strutturali tali da influenzarne sia la capacità comportamentale, sia il modo di pensare: prende vita il proprio bagaglio personale che indirizza l’atteggiamento nei confronti del mondo acustico. Colui che tutta la vita ha ascoltato un certo tipo di musica sarà, molto probabilmente, selettivo per quel tipo di sonorità poiché troverà sicurezze e sollievo nella familiarità percettiva, ignorando altre tipologie musicali. Chi di noi non prova piacere imbattendosi nel tipo di musica con cui è cresciuto? I miei tanti colleghi immersi nella musica classica, non sopportano la contemporanea, gli amici patiti del rock non conoscono il jazz, quelli fissati con la musica elettronica odiano il pop, io stesso non conosco nulla di metal e derivati e preferisco occuparmi di contemporanea. In sintesi il bagaglio musicale, plasmato sulla nostra esperienza, indirizza il nostro modo di aprirsi e giudicare la musica stessa grazie anche alla facilità di codifica di un linguaggio a cui siamo abituati. Attenti a questo meccanismo serrante, può renderci polli da spennare!
Matteo Zetti
rubricafattidinote@gmail.com
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