di Smeralda Nunnari
«Oh, guardatevi, mio signore, dal cader preda della gelosia: è il mostro verde-occhiuto che si beffa del cibo onde si pasce. Beato vive l’uomo che, cornuto e conscio del suo destino, più non ama colei che lo tradisce; ma che istanti d’inferno deve contar colui che ama, dubita sospetta e si strugge d’amore!». (William Shakespeare, Otello, Atto III, Scena III – Iago ad Otello)
Sabato 1 giugno 2024, al teatro dell’Opera di Roma è stata messa in scena la tragedia di Otello, con la regia di Allex Aguilera. In un allestimento preveniente dall’Opéra di MonteCarlo e dall’Opera Nazionale di Tbilisi. Questa prima rappresentazione è stata trasmessa in diretta su Rai Radio3.
Il regista spagnolo ha riproposto l’opera di Shakespeare nella trasposizione operistica di Verdi, su libretto di Arrigo Boito, riuscendo a far emergere, al di là dello spazio e del tempo, in cui ha trovato la propria genesi, tutta la sua attualità. Un capolavoro che riesce a gettare sguardi profondi dentro gli abissi dell’anima, svelando ogni forma di passione fino alle più ignobili. Una tragedia scritta agli inizi del secolo XVII, con il titolo originale The Tragedy of Othello, the Moor of Venice. Ispirata alla trama della settima novella,raccontata nella terza giornata, tra le centotredici degli Hecatommithi, distribuite in dieci deche, su modello del Decameron, scritte dal drammaturgo Giambattista Giraldi Cinzio nel 1565.
L’opera teatrale shakesperiana, tra molteplici differenze, mantiene le linee essenziali della fonte rinascimentale. Il protagonista, prima, designato semplicemente come Moro, assume, in Shakespeare, il nome di Otello. Mentre la protagonista si chiama, già, Desdemona. Nome di origine greca, presagio della sua sfortuna. L’Alfiere, perdutamente innamorato di Desdemona, prende il nome di Jago ed è la causa di tutto ciò che accade. La sua mente, capace di escogitare una tempesta d’inganni, determina l’intera trama e produce la deriva tragica dell’opera.
Nella versione verdiana, l’intreccio resta fedele al modelloshakesperiano, tranne nell’incipit, dove il bardo mette in scena quanto avvenuto a Venezia: Otello, generale moro al servizio della repubblica veneta, riesce a conquistare l’amore di Desdemona e a sposarla segretamente. Jago, convince Roderigo, rivale in amore del generale a spifferare tutto a Brabanzio, senatore veneziano, padre della giovane. Otello è costretto a difendersi, davanti al senato dalle accuse di aver sedotto Desdemona, con la stregoneria. Ma la moglie riesce a scagionarlo, confermando quanto addotto dal moro, ossia di essersi innamorata, perché affascinata dalla sua storia e delle sue gesta. Verdi e Boito scelgono di saltare questa parte, strutturando l’opera in quattro atti, per partire direttamente dalle vicende avvenute nell’isola di Cipro:
È notte, infuria una tempesta, gli ufficiali, i soldati e il popolo assistono spaventati al difficile attacco della nave di Otello, generale dell’armata veneta. Quando il moro compare, annunciando la vittoria contro la flotta musulmana, la folla lo accoglie entusiasta. L’unico a non partecipare al tripudio generale è Jago, l’alfiere, che nutre per Otello un profondo odio, perché ha preferito nominare Cassio capitano al suo posto e pensa abbia avuto una relazione con sua moglie Emilia. Egli ordisce la sua vendetta intessendo una tela di menzogne ai danni del moro e di Cassio. Riesce a manipolare Roderigo, vanamente innamorato di Desdemona, moglie di Otello, a giocare con i suoi sentimenti, facendogli credere che Cassio sia suo rivale in amore. Fa bere Cassio fino all’ubriachezza, scatenando una rissa tra i due. Montano cerca di fermare il capitano, ma viene colpito dalla sua spada. Jago, riferisce l’accaduto ad Otello, in modo da far degradare Cassio e costringerlo ad avvicinarsi a Desdemona per essere riabilitato.
Ma la vendetta di Jago è solo agli inizi: mentre Desdemona cerca d’intercedere per Cassio, egli riesce a insinuare nella mente di Otello il dubbio di infedeltà della moglie, con inganni e stratagemmi. A prova di ciò, riesce a portare negli alloggi di Cassio, un fazzoletto che il moro aveva donato aDesdemona. Otello è, ormai, convinto della colpevolezza della moglie. E, quando, Ludovico, ambasciatore di Venezia porta la notizia che Otello è richiamato a Venezia e Cassio prenderà il suo posto a Cipro, il moro, accecato dalla gelosia, impazzisce e uccide Desdemona. Appare Emilia, moglie di Jago, per comunicare che Cassio ha ucciso Roderigo e, nel vedere Desdemona morente, chiede aiuto. Arrivano Cassio, Jago e Montano. Otello spiega il suo crimine. Emilia, compreso il piano perpetrato dal marito, lo smaschera. Anche Cassio sa tutto, perchè Roderigo, prima di morire, gli confessa l’inganno di Jago. Otello, sopraffatto dal senso di colpa per l’errore commesso, si pugnala a morte, dopo aver dato un bacio sulle labbra esanimi di Desdemona.
Al teatro Costanzi, i primi due atti hanno trovato accoppiamento, divisi da un unico intervallo, dall’altro accorpamento tra il terzo e il quarto. La partitura è stata eseguita dall’Orchestra dell’Opera di Roma, diretta da Daniel Oren e dal Coro, diretto da Ciro Visco, con la partecipazione della Scuola di Canto Corale.
Un grande cast che ha visto il tenore Gregory Kunde e il soprano Roberta Mantegna nei rispettivi ruoli di Otello e Desdemona, il baritono Igor Golovatenko nell’interpretazione di Jago, Irene Savignano nella parte di Emilia. Francesco Pittari in Roderigo, Piotr Buszewski in quelli di Cassio, Alessio Verna nei panni di Montano, Alessio Cacciamani come Ludovico e Leo Paul Chiarot in veste dell’araldo.
All’estrema complessità della partitura verdiana, sia dal punto di vista orchestrale, quanto vocale e drammaturgico, l’intero cast ha saputo adeguare le proprie capacità: divini i duetti d’amore, contraddistinti da una pregevole flessibilità del fraseggio. Veramente demoniaco si rivela il credo di Jago, in accordo con la sua natura malefica. E, finalmente, anche, quella mezza voce accuratamente ricercata dalVerdi, come qualità aggiunta per l’interprete del suo Otello, nel doloroso lamento della gloria perduta: «Dio mi potevi scagliar tutti i mali della miseria…» Straordinario il concertato alla fine del terzo atto, dove i personaggi e il coro, intrecciando le loro linee vocali, esprimono il proprio stato d’animo in un’armonica unità. Sublime l’Ave Maria della fedele e ingenua Desdemona, sempre innamorata del suo moro.
Nella messa in scena di Allex Aguilera, l’azione si svolge suun unico scenario strutturato in tre piani di altezza, architettato su colonne con ampi archi. Tre livelli diversi,dove trovano compimento i fatti più terribili e oscuri, fino a quelli più belli e luminosi. In coerenza con l’impiantoscenico, Alex Aguilera concepisce l’idea che, Otello non soffochi Desdemona sul letto, ma l’anneghi nella vasca della fontana. L’intera trama dell’opera che oscilla tra Eros e Thanatos (Amore e Morte) viene abilmente ricostruita,attraverso una significativa simbologia delle luci, dei colori e del fuoco. Tali da descrivere l’intensità dell’emozioni, dei sentimenti, delle passioni di ogni personaggio. In una scenografia di Bruno De Lavenère, le luci sono di Laurent Castaingt, i costumi di Françoise Raybaud Pace e i video di Etienne Guiol e Arnaud Pottier.
L’opera che riesce a fondere la tradizione, con la modernità e la nostra contemporaneità, per Aguilera rappresenta «l’Everest» del mondo operistico. Otello è l’eroe tragico di sempre, vittima della società, del razzismo, rifiutato perché è un «ariete nero». Nonostante la sua storia, il suo valore è costretto a un continuo confronto, con i pregiudizi causati dalla sua origine etnica. Desdemona è la vittima predestinata, a cui non è dato il tempo di rivendicare la sua innocenza e la sua fedeltà. Un dramma dalle tematiche sempre attuali, che includono la gelosia, la cospirazione, le dinamiche del potere, la vendetta.
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