Il domatore di colori, Lo Speziale direttore d’orchestra. Intervista ad ALFONSO TODISCO.

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di Giorgiana Strazzullo

Portamento elegante e grandi sogni, Alfonso Todisco si presenta sul podio, nonostante la giovane età, con le spalle sicure di chi dedica tutta la sua energia allo studio e l’analisi della partitura.

Direttore d’orchestra, pianista e ricercatore nato a Castellammare di Stabia, classe 1994: si distingue laureandosi brillantemente con lode e menzione d’onore al Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno.

Non tradisce dalla sua nobile mezza luna di sorriso, l’appartenenza al segno di terra del cancro, misterioso e ricco di tesori.

Dal 2017 è direttore principale dell’Artemus Ensemble di Pompei, di cui è co-fondatore e direttore artistico. Studente presso il MUK di Vienna, debutterà prossimamente al Pantheon di Roma con la Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli e al Teatro dell’Opera di Ruse con Il Barbiere di Siviglia e Lucia di Lammermoor.

 

Alfonso, il primo amore non si scorda mai e tu hai scelto di iniziare con il pianoforte.

Quando hai capito che la musica era la tua missione di vita?

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui si coltivava molto la musica.

Mio padre è pianista e cantante, anche se solo per passione, si è infatti dedicato ad altro nella vita.

All’inizio è cominciato tutto per gioco, all’età di otto anni.

Ho conosciuto successivamente un’insegnante veramente appassionata e dedita all’insegnamento, Rossella Palumbo, che mi ha guidato nello studio del pianoforte: lì si è accesa quella fiamma che ti spinge ad affrontare un percorso che sappiamo essere complicato e duro ma che regala tante soddisfazioni se ci metti il cuore.

Quindi ho cominciato ad avere voglia di entrare in conservatorio, ho sentito il desiderio di fare il musicista nella vita.

 

Quale brano musicale porteresti sull’isola deserta?

La sonata di Domenico Scarlatti in Re Maggiore, K. 119: eseguita da Ivo Pogorelich.

Ho studiato tanto l’analisi della partitura, sono un esperto di forma sonata e sto conseguendo un master di analisi musicale.

Dal punto di vista della ricerca sono cresciuto con una grande passione per il repertorio classico.

 

Qual è il focus della tua ricerca?

Ho cominciato un percorso di ricerca sulla nascita della forma sonata, campo inesplorato, e su questa scia mi sono focalizzato sul repertorio napoletano del ‘700 che è ancora tanto sottovalutato. Ho tenuto conferenze in Europa e prossimamente sarò in Russia e Germania per presentare il mio lavoro di ricerca sull’opera integrale di Domenico Scarlatti: avendo analizzato tutte le sue 555 sonate, realizzo una presentazione statistica di quanto sia presente già in esse il secondo tema. Scarlatti è per me un precursore inconsapevole della forma sonata.

 

A quale direttore d’orchestra ti ispiri?

Claudio Abbado è in assoluto il mio direttore preferito. Preferisco conoscere il direttore d’orchestra in base a cosa l’orchestra dice di lui. Cresco attraverso un continuo scambio con le orchestre che dirigo e gli strumentisti con cui collaboro. Leggendo un articolo ho scoperto che i musicisti andavano al Lucerne Festival per fare musica con lui.

La cosa che sbalordisce di Claudio Abbado è la sua capacità di far suonare anche il repertorio sinfonico come se fosse un’orchestra da camera, creando sinergia e connessione tra gli strumentisti.

Questo suo concertare attraverso il suggerimento dell’ascolto, entrando nell’anima della partitura, è qualcosa che mi ha sempre affascinato.

 

Ti riconosci nella capacità di essere elegante e democratico nel modo di dirigere?

Sì, amo questa definizione, anche perché lavoro molto in modo cameristico.

Provengo dalla musica da camera e da lì è nata la mia passione per la direzione d’orchestra.

 

Cosa è per te l’autorevolezza sul podio?

Quello che posso dirti è che l’autorevolezza sul podio deriva da una sicurezza e da una conoscenza approfondita. Per avere una conoscenza approfondita bisogna avere i mezzi, i mezzi per arrivare ad un certo tipo di risultato, e naturalmente alla mia età sono ancora alla ricerca dell’efficacia di questi mezzi.

 

L’origine della forma sonata ha a che fare di riflesso con l’Orazione Latina, qual è il tuo momento preferito?

Il mio momento preferito è senza dubbio la preparazione del secondo tema e le sue dinamiche.

Rimango affascinato nel vedere come bastano poche battute per alimentare lì tutto il fuoco dell’intera forma sonata.

La novità vera è propria è il Bitematismo, quindi il rapporto, la sinergia, tra due temi.

Il primo tema certamente è importantissimo però non è una novità dal punto di vista storico.

La forma sonata si caratterizza proprio per questa novità: per il rapporto con il secondo tema e per come si articola poi tutto il resto.

 

L’11 luglio ci sarà il tuo debutto al Pantheon di Roma con la Nuova Orchestra Scarlatti, puoi raccontarci i dettagli dell’evento?

Quest’anno abbiamo la possibilità con la Nuova Orchestra Scarlatti di esibirci nella stupenda cornice del Pantheon che è la massima espressione della gloria di Roma, un monumento che ha più di 2000 anni di storia. Il repertorio è molto ricco e articolato: si apre con Le ultime sette parole di Cristo in Croce di J. Haydn; seguirà la sinfonia n. 7 di L. v. Beethoven; in prima assoluta eseguiremo un brano di Pericle Odierna: Mythos, composto e ispirato all’eterna storia del Pantheon. L’evento si concluderà con un omaggio a Piazzolla, nel centenario della sua nascita.

 

L’ingresso al concerto è gratuito?

Ho voluto fortemente che fosse ad ingresso gratuito perché cerco di lavorare tanto sulla divulgazione della musica d’arte. Ci si può prenotare scrivendo alla e-mai:

eventi.cmm@gmail.com

Ci sono ancora dei posti disponibili attualmente.

 

Nel salutarci vuoi donare ai giovani direttori d’orchestra qualche ricetta per realizzare il sogno della direzione d’orchestra?

In primis, da giovane direttore d’orchestra, accolgo io consigli dai colleghi che stanno facendo lo stesso percorso. Quello che posso sicuramente dire è che bisogna lavorare con passione, senza l’Ansia di voler arrivare per forza e velocemente ai grandi palcoscenici. Bisogna lavorare per bene e curare ogni minimo dettaglio, dai concerti che possono sembrare meno importanti a quelli più prestigiosi, mettendoci la stessa passione.

 

 

Visionando il tuo canale YouTube è emersa in questo articolo la definizione del Domatore dei Colori, Lo Speziale direttore d’orchestra!

Complimenti per il tuo gesto estremamente elastico, capace di domare la tavolozza dinamica del piano e del pianissimo.

Colpisce la tua capacità di dosarti, di non eccedere, di essere molto scientifico: rigoroso, come uno Speziale nell’era delle Arti e dei Mestieri.

 

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