Il flauto italiano omaggia James Galway. Intervista ad Andrea Oliva.

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di Sebastiana Ierna

Speciale Cremona Musica 2024.

Tra gli artisti di fama internazionale presenti nell’edizione appena trascorsa di Cremona Musica International Exihibitions and Festival, abbiamo avuto il piacere d’incontrare il 47enne modenese Andrea Oliva: dal 2003 Primo flauto solista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, è stato definito dal leggendario virtuoso irlandese Sir James Galway “uno dei migliori flautisti della sua generazione”. Proprio per onorare il famoso Maestro e la moglie Lady Jeanne, presenti alla kermesse, Oliva si è esibito in due occasioni: in un incontro-concerto con i colleghi Claudio Montafia e Nicola Mazzanti, due grandi rappresentanti del panorama flautistico italiano, accompagnati al pianoforte da Andrea Dindo; e alla serata dedicata ai Cremona Musica Award, dove il premio nella categoria Performance fiati è stato assegnato allo stesso Galway.

 

Quando ha conosciuto Sir James Galway?

Premetto che, come mi piace raccontare, sono flautista per caso, dato che il mio sogno era diventare un cantante! Dopo aver studiato pianoforte e fatto parte di un coro di voci bianche, in attesa di compiere 18 anni e del cambio definitivo della voce, ho intrapreso lo studio del flauto, innamorandomi di questo strumento e del suo repertorio. Incontrai il Maestro Galway per la prima volta a Reggio Emilia, durante una sua masterclass. Dal 2003 ho seguito i suoi festival organizzati in Svizzera, e generosamente lui mi ha invitato come docente per tenere dei corsi di perfezionamento. Ho avuto inoltre la possibilità di studiare con Claudio Montafia, che per quasi dieci anni è stato suo alunno, il primo a far conoscere il “metodo Galway” in Italia.

 

Un nuovo modo di suonare che ha rivoluzionato l’approccio allo strumento?

Sicuramente! Ha reso il suono speciale, il timbro inconfondibile, il vibrato unico. Per me è stato un importante esempio da seguire e imitare. Sir James ha avuto una splendida carriera solistica, con un repertorio che spaziava dai classici ai crossover. Ha vissuto importanti esperienze con le migliori orchestre del mondo, prima in Inghilterra e poi come Primo flauto dei Berliner Philharmoniker, diretti da Herbert von Karajan. È stato presente in numerose stagioni concertistiche, esibendosi in radio e televisione e partecipando a trasmissioni pop. Il suo talento artistico ha conquistato tutti.

 

A Cremona Musica si è esibito con Claudio Montafia, Nicola Mazzanti e Andrea Dindo per rendergli omaggio.

Abbiamo voluto onorare la sua presenza e quella della sua consorte Lady Jeanne suonando alcuni brani e ripercorrendo la sua carriera con aneddoti e ricordi. Il pubblico ha potuto interagire con lui e ascoltare anche una lezione concerto. Un’occasione unica, in cui noi artisti ci siamo emozionati volgendo uno sguardo al passato.

 

Per concludere, riportiamo una loro testimonianza sull’esperienza con il Maestro.

Andrea Dindo: Ricordo la generazione di flautisti degli anni Ottanta-Novanta, il periodo di studio in Conservatorio, in cui ho intrapreso le prime collaborazioni cameristiche. Eravamo tutti folgorati dalla sua energia e dalla tridimensionalità che dava al suono. All’epoca si avevano poche figure di riferimento sul mercato, e lui era un esempio da seguire.

Nicola Mazzanti: È stato il primo a ispirarsi ad altri strumentisti e cantanti per l’aspetto sonoro. L’ho ascoltato in disco alla fine degli anni Settanta e dal vivo il primo maggio 1981, e questa data mi cambiò la vita, sconvolgendo i parametri della qualità del suono, del vibrato e delle dinamiche.

Claudio Montafia: Volevo farmi ascoltare da lui, ma allora non teneva corsi o lezioni private, così lo contattai telefonicamente a casa: mi invitò a Milano e a un seminario a Weggins, in Svizzera. Prima di un suo concerto, ho avuto anche la possibilità di suonargli qualcosa a memoria. Erano delle opportunità imperdibili. La sua generosità è immensa, ricordo anche le telefonate per farmi gli auguri di compleanno. Quando insegnavo in Conservatorio a Padova lo invitai tre volte per delle masterclass e lui venne in totale amicizia. Posso dire di essere l’unico docente italiano dei Conservatori a provenire dalla sua scuola: le esperienze vissute con lui hanno dato una grande impronta alla mia vita.

 

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