di Sebastiano Cristaldi
Quest’anno, tra gli ospiti di spicco di Cremona Musica – International Exhibition and Festival 2021, abbiamo avuto il piacere di incontrare Geoff Westley che ha presentato il suo ultimo disco di composizioni originali per pianoforte solo: The Mellow Album.
Geoff Westley è pianista, compositore, direttore d’orchestra, produttore e arrangiatore britannico. Di formazione classica, ha studiato flauto, pianoforte e composizione al Royal College of Music di Londra. Punto di riferimento per la musica italiana, è stato produttore e arrangiatore di album come Una donna per amico e Una giornata uggiosa di Lucio Battisti, Strada facendo di Claudio Baglioni, La grande avventura di Riccardo Cocciante, Sirtaki di Mango, Voyeur e Cattura di Renato Zero. È stato direttore musicale dei Bee Gees e ha collaborato, come tastierista e arrangiatore, con artisti internazionali come i Carpenters, Peter Gabriel, Phil Collins, Henry Mancini. È stato inoltre direttore musicale dei Festival di Sanremo 2018 e 2019 condotti da Claudio Baglioni, in cui ha curato l’arrangiamento e la direzione d’orchestra.
Nel 2019 ha pubblicato il suo primo disco da solista con brani originali per pianoforte che porta il titolo Does What It Says On The Tin, un progetto personale nato dalla registrazione di improvvisazioni al pianoforte.
Come nascono i suoi ultimi progetti discografici per pianoforte solo?
Il primo album, Does What It Says On The Tin, nasce perché ho sempre fatto improvvisazione al pianoforte, per divertirmi, magari mentre stavo seduto al piano a lavorare su composizioni o arrangiamenti. Un paio di anni fa ho cominciato a registrare queste improvvisazioni, da solo, e tanti brani sembravano venir fuori già formati, con un inizio e una fine. Avendoli registrati a casa, senza un pubblico, li ho suonati in tranquillità e senza dovermi preoccupare di note sbagliate o di errori. Mi interessava buttare giù un’idea fresca. Poi sono tornato a queste registrazioni, che costituiscono la base del primo album, e in seguito ho scritto questi brani con le dovute revisioni e correzioni. Io vengo dal mondo classico, quindi suono questi brani come musica classica, eseguendo esattamente quello che ho scritto sullo spartito.
Ho ascoltato The Mellow Album, il suo ultimo lavoro discografico, e già dalle prime note sembra di essere trasportati in una dimensione di grande dolcezza. Come nasce questo nuovo progetto?
Questi nuovi brani, che invece formano The Mellow Album, li ho cominciati a scrivere durante il lockdown. Le composizioni sono uscite così, abbastanza mellow, senza troppi fuochi d’artificio, con questo mood del periodo, e forse con un po’ di tristezza legata al lockdown. Ho registrato quasi un anno fa e adesso finalmente abbiamo il disco digitale. Quello fisico arriverà a fine ottobre e forse ci sarà anche un vinile.
Il concerto di oggi, essendosi svolto secondo le normative di sicurezza sanitaria anti-covid, naturalmente non ha potuto avere una sala piena e tuttavia ha avuto un pubblico di ascoltatori pieno di emozioni e visibilmente commosso, me compreso: un successo a testimonianza di un messaggio che è arrivato al cuore. Cosa si sente di suggerire ai giovani musicisti e compositori che vogliono comunicare con la musica?
Una lezione importantissima che ho imparato, e l’ho imparata durante il mio primo progetto che ho fatto in Italia, con Lucio Battisti e Mogol, è l’importanza di scrivere musica per trasmettere un’emozione. Questa è la cosa più importante tra tutte e per questo motivo cerco sempre di tenere a mente questa regola: se non arriva al cuore devi cambiare qualcosa o ricominciare. Quindi suggerisco ai giovani musicisti e compositori di non cercare di essere troppo clever o di impressionare solo con le abilità tecniche o virtuosistiche, ma di cercare di commuovere, di emozionare gli ascoltatori e di arrivare dritti al cuore.
E lei oggi ci è riuscito, perché siamo stati tutti commossi e profondamente emozionati. Oggi, inoltre, si è anche cimentato in un’operazione sorprendente di sintesi di musica e narrativa, interpretando e recitando, mentre suonava, un testo tratto dalle favole di Gianni Rodari. Come è arrivata questa ispirazione?
Si tratta di uno spettacolo che ho sviluppato con Peppe Servillo, con il quale siamo legati da una grande amicizia. Abbiamo voluto fare qualcosa insieme e un giorno, all’inizio del 2020, ci siamo incontrati in un bar a Roma, in zona Monteverde, per immaginare un progetto. Fuori c’era un diluvio tropicale ed eravamo quindi tutti affollati dentro questo cafè come sardine. Abbiamo chiacchierato per un’ora, abbiamo buttato giù tante idee, ma ogni idea non era ancora quella giusta. Poi Peppe ha proposto: «e le favole di Gianni Rodari?». Io non le conoscevo affatto, allora prima di tornare a casa ho acquistato in libreria Favole al telefono. Le ho lette in aereo tutte d’un fiato mentre rientravo. Mi sono innamorato di queste “favole favolose”, veramente incredibili! Tornato a casa, mi sono seduto al piano e ho cominciato a scrivere musica per creare questo progetto. Componevo la musica mentre immaginavo Peppe che narrava il testo, un po’ come succede in Pierino e il lupo. Immaginavo dunque un sottofondo per la narrazione, poi la musica diventa protagonista, poi la narrazione è protagonista, poi ancora una volta musica e narrazione diventano entrambe protagoniste, come un contrappunto. Ho composto Fiabe al telefono per un organico di sette musicisti: due sassofoni, che si alternano anche al flauto e al clarinetto, un violino, un corno francese, un contrabasso, una percussione, per lo più vibrafono, e il pianoforte.
Maestro, lei ha fatto davvero tanto per la musica italiana. C’è una canzone a cui è particolarmente affezionato?
Magari di Renato Zero, in parte perché l’ho composta io, mentre Renato ha scritto il testo. Sono molto orgoglioso di questo brano, così come la canzone di Lucio Battisti Con il nastro rosa, due lavori in cui tutto è andato alla grande.
Grazie caro Geoff Westley per questa intervista.
The Mellow Album (2021), di prossima pubblicazione, è già disponibile su Spotify e Amazon Music e contiene dieci tracce. Un album che riesce a emozionare sin dalle prime note di Wheelchair Waltz fino alle ultime di Hymn for George. Westley fa della semplicità e della sincerità della musica la chiave di accesso alle emozioni di chi ascolta. Un ascolto che diventa viaggio nella dolcezza, come suggerisce lo stesso titolo dell’album, e che regala all’ascoltatore quel respiro di calma e di incanto che sfiora la pelle come una carezza e che avvolge l’anima come un dolce abbraccio.
©Tutti i Diritti Riservati
No comments