Il Divismo è un fenomeno che risulta essere essenziale e fondamentale nel mondo dello spettacolo. Il momento esatto in cui un attore o un’attrice diventa un Divo o una Diva, avviene quando il pubblico, dopo aver apprezzato la performance in un film, scinde il personaggio dalla persona e riversa tutto l’amore e l’ammirazione che aveva per la parte recitata verso la Star. Se questo avviene, allora l’attore o l’attrice diventa, con il passare del tempo, un Divo consacrato nell’immaginario collettivo; in caso contrario le persone fossilizzano e legano l’attore ad una parte e questo può anche stroncare una carriera intera, e far diventare l’attore una meteora nel mondo del cinema. Ne è un esempio Jennifer Grey che dopo aver interpretato in maniera perfetta Baby in Dirty Dancing; il pubblico non è riuscito a separare l’attrice dalla parte e di fatti quello è stato il suo unico ruolo sul grande schermo.
Ma il Reverse-Divismo è un’altra cosa.
È un fenomeno che è successivo al Divismo perché riguarda Star affermate da tempo e ben note al grande pubblico, ma si manifesta in un’opera successiva a quella che ha reso l’attore celebre e famoso nel mondo dello spettacolo e che, alla fine, ha il solo scopo di consacrare ancora di più l’immagine del Divo. Per questo si dice Reverse-Divismo, perché questo concetto non risulta essere consequenziale al film, ma lo precede. È il Divismo che entra nell’opera cinematografica imponendosi in maniera prepotente.
Può essere definito come il ritorno della Star sulle scene, che non per forza deve essere inteso come un ritorno dopo tanto tempo o dopo aver cambiato vita; ma il semplice ritorno sul set dopo essere diventato un Divo. Il Reverse-Divismo si occupa di come questo aspetto influisce nel film e il rapporto che si va a creare tra Divo e personaggio interpretato.
Infatti il Reverse-Divismo, è un concetto che si applica ai film ed è composto da due aspetti:
- Il primo si riferisce a come viene trattato il Divo o la Diva nel nuovo film, dopo essere divenuti tali: anche se si sta parlando di un’altra pellicola rispetto a quella che ha trasformato l’attore in Divo. Generalmente il pubblico si reca in sala: per vedere la trasposizione cinematografica di una storia cui si è affezionato e che ha letto o visto su altri media; ma in generale la maggior parte degli spettatori va al cinema per assistere al nuovo film di quell’attore o quell’attrice che loro amano e ammirano. Il regista di questo ne è bene a conoscenza, in quanto questa è la ragione per cui ha fatto spendere tutti quei soldi al produttore per aggiudicarsi in esclusiva nomi come Leonardo Di Caprio o Angelina Jolie. Visto che è proprio la curiosità nella nuova performance che ha spinto il pubblico ad acquistare il biglietto; il regista con lo sceneggiatore cercano di sfruttare questa cosa a vantaggio loro e del Divo.
Sono molti gli espedienti che vengono utilizzati, all’interno della pellicola per “elevare” e rendere ancora più iconica la nuova performance e conseguentemente anche l’immagine del Divo. I più importanti sono: l’Entrata in scena Trionfale, la Sfilata Divistica e il Momento di Gloria.
L’Entrata in scena Trionfale è quel momento in cui il Divo viene inquadrato per la prima volta nel nuovo film. Sono sequenze dove vediamo il personaggio interpretato dal Divo in questione, prima che si riveli interamente allo spettatore, ci viene mostrato per particolari che lo riguardano, come:
- Parti del costume: es. per introdurre Cenerentola si inquadra per prima la scarpetta di cristallo.
- Accessori di sua proprietà che lo caratterizzano: come una pipa per Sherlock Holmes o l’Aston Martin DB5 per 007.
Si va quindi a creare quell’aurea di mistero che non fa altro che alimentare: direttamente, la curiosità dello spettatore, suscitando domande come “Dov’è?” o “Tra quanto arriva?”; o indirettamente, invece, il potere di persuasione e l’atmosfera auratica del Divo che psicologicamente, quest’attesa ulteriore, renderà ancora più iconico e quasi liberatorio il momento in cui finalmente il Divo farà il suo ingresso in scena.
L’espediente della Sfilata Divistica, è una delle modalità più importanti del Reverse- Divismo. Sono quelle sequenze che non hanno molta importanza dal punto di vista della trama del film, ma sono quei momenti dove la cinepresa si focalizza sull’apparizione della Diva o del Divo; dove lo spettatore rimane in ammirazione, eliminando tutto il contorno. Scene che sono totalmente dedicate più alla Star e a tutta la sua aurea divistica che al personaggio che in quel momento sta interpretando.
Un altro espediente del Reverse-Divismo è il Momento di Gloria: ossia quando la Diva o il Divo rivela nel film, attraverso diverse soluzioni sceniche, altre sue doti: che possono essere canore, atletiche o performative; o qualità: come la bellezza.
Tutti questi espedienti sono estremamente importanti per il Divo, ma devono scendere a compromessi con la trama del film. Ad esempio: una delle soluzioni cinematografiche più usate è la discesa dalle scale con la cinepresa che segue il Divo che viene introdotto nella scena; naturalmente se siamo in un film d’azione ambientato nella giungla non sarebbe credibile usarla quindi se ne utilizzerà una altrettanto trionfale e spettacolare, magari con un doppio salto in aria e conseguente atterraggio perfettamente in piedi, quindi pertinente con il contesto filmico.
È fondamentale specificare che questi espedienti possono anche essere legati in primo luogo al personaggio interpretato, perché magari necessitano di un’Entrata in scena trionfale, per un loro anche personale Divismo: ad esempio, se bisogna portare in scena un personaggio come Crudelia De Mon si ha bisogno di un entrata eccentrica e sontuosa degna del personaggio che è, a prescindere da chi la interpreti, logico che se a rappresentarla sullo schermo è Glenn Close si creano i presupposti fondamentali per parlare di Reverse-Divismo.
- Il secondo aspetto invece riguarda, non come il divo viene mostrato nella nuova opera filmica, ma il rapporto che si va a creare tra il Divo e il personaggio che va ad interpretare.
Questo concetto è presente in tutti quei film o dove il Divo o la Diva, con tutta la loro aurea e la loro esperienza, si impongono nell’opera modificandola e diventando talmente un tutt’uno con essa e il personaggio che interpretano che risulta impossibile scinderli. Qui influisce molto anche la risonanza mediatica che hanno nell’immaginario del pubblico, in quanto alcuni ruoli interpretati da Divi già noti e in piena carriera, diventano talmente iconici e popolari che il pubblico tende a fonderli quasi completamente con l’immagine del Divo.
Un esempio lampante di questo aspetto del Reverse-Divismo è Il Diavolo veste Prada di David Frankel del 2006, dove l’interpretazione di Meryl Streep di Miranda Priestley, una delle poche dive odierne, è stata talmente perfetta da sembrare che il personaggio le fosse stato cucito addosso a posta per lei, nonostante Miranda sia la protagonista, prima che della pellicola cinematografica, del romanzo “il Diavolo veste Prada”; e se pur dal punto di vista artistico non è stata la sua performance più profonda e impegnata, è stata senza dubbio la sua parte più iconica dove l’attrice è entrata nel personaggio fino a diventare, per il pubblico, un tutt’uno con esso.
Quindi si tratta di Reverse-Divismo solo se vengono rispettate alcune caratteristiche fondamentali:
- Deve riguardare una Diva o un Divo noto al grande pubblico e l’opera, a cui ci si riferisce, non deve essere il film con cui l’attore o l’attrice ha sfondato o è stato lanciato nel mondo del Cinema.
- Il divo all’interno del film deve essere trattato in maniera iconica, creando prima del suo arrivo quella sensazione di attesa nel pubblico. Ciò non consiste solo nell’interpretare un ruolo di spicco, ma anche avere delle scene che rendono giustizia: non solo al personaggio che si sta interpretando, ma anche a tutta la fama e la risonanza mediatica che ha quel determinato attore o attrice. (Entrata in scena trionfale, Sfilata Divistica e Momenti di Gloria)
- Interpretare un ruolo che non deve essere solo adatto, ma completamente perfetto per il divo che, alla fine, ha il solo scopo di aggiungere un ulteriore freccia d’oro alla sua faretra che rappresenta la sua carriera e immagine pubblica.
Il Reverse-Divismo ha una storia molto lunga, ed è un concetto che si è evoluto con la storia del cinema, infatti la sua nascita l’abbiamo con il cinema muto precisamente con il Diva Film; il quale si può considerare uno dei primi fenomeni divistici legati al cinema. Tutti quegli espedienti come, “le Pose” e il concetto di “Sfilata Divistica” creati apposta per le Divine del cinema muto italiano come: Francesca Bertini, Lyda Borelli e Pina Menichelli hanno fatto la storia del cinema gettando le basi del Reverse-Divismo.
Per comprendere meglio il concetto, propongo due scene interpretate da una coppia famosissima del mondo del cinema cioè Kate Winslet e Leonardo di Caprio; però in due film differenti, ossia: Titanic di James Cameron del 1997 e Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann del 2013.
- Entrata in scena di Rose Dewitt Buklater (Kate Winslet) in Titanic
L’Entrata in scena di Kate Winslet e del suo personaggio Rose in Titanic potrebbe essere scambiata per un esempio di Reverse-Divismo perché rispetta tutte le caratteristiche necessarie a parte una.
Questa è la sequenza dove per la prima volta si vede la giovane Rose in carne ed ossa, ed avviene a 20 minuti e 30 secondi dall’inizio del film, ciò vuol dire che per i primi 20 minuti di film, lo spettatore, inizia a conoscere la giovane Rose, tramite gli indizi lasciati dal regista. Si crea, infatti, quella famosa attesa di vederla e anche quando sembra essere arrivato il momento, il regista la cela il più possibile alla cinepresa: mostrando, prima del suo volto, degli oggetti che la descrivono: come il guanto, la scarpa e la tenuta da imbarco. Solo alla fine accompagnata da una musica trionfale Rose alza il volto verso la cinepresa, mostrandosi in tutta la sua bellezza.
Vi è però un elemento che ci fa capire che non si sta parlando di Reverse-Divismo, e che tutta questa evoluzione è più legata a Rose che alla Winslet; perché nel 1997 Kate Winslet, aveva già girato alcuni film, ma non aveva assolutamente la fama di grande attrice che poi nel tempo e soprattutto dopo Titanic si è guadagnata. In poche parole non era ancora diventata una Diva del cinema come invece la si considera ora: era un’attrice. Proprio per questo, infatti, quest’ Entrata in scena è più legata Rose in quanto protagonista e non perché interpretata dalla Winslet.
- Entrata in scena di Jay Gatsby (Leonardo Di Caprio) in Il Grande Gatsby
L’Entrata in scena di Leonardo di Caprio, come Jay Gatsby, è una classica sequenza di un film che può essere considerato un caso di Reverse-Divismo.
Il rivelarsi del personaggio di Di Caprio avviene a 29 minuti e 20 secondi. Prima di ciò viene mostrato solo in soggettiva, ci vengono mostrate le mani con l’anello che lo identifica, ma non ci viene mai mostrato in volto. È proprio grazie a questo elemento, che lo spettatore, in questa scena, vedendo l’anello, riconosce prima di Nick Carraway che si tratta proprio del misterioso Gatsby. Nonostante questo, lo spettatore si trova in difetto rispetto a Nick, perché lui lo vede, mentre allo spettatore viene celato il volto, ma viene mostrato il completo, il papillon e si sente la sua voce per la prima volta. Tutto questo fa crescere la curiosità nel pubblico, al quale sembra che la loro salita per le scale sia interminabile perché ormai non vede l’ora di vedere il Divo in volto, cosa che avverrà solamente arrivati in cima alle scale.
Dopo un breve stacco abbiamo l’espediente del Momento di Gloria dove troviamo la differenza con la scena di Titanic: perché nel 2013 Di Caprio è già considerato un Divo e infatti l’attesa che si crea nel pubblico è, sì legata al personaggio misterioso di Gatsby, ma lo è ancora di più a Leonardo Di Caprio in quanto Star e quindi il pubblico desidera vederlo nella sua nuova performance. Nel momento in cui lo si vede con il calice in mano che guarda fisso in camera, inconsciamente lo spettatore elimina tutto: musica, contesto, personaggio, scenografia e ci si focalizza su di lui in quanto Divo rimanendo in sua totale adorazione. Se al posto di Leonardo Di Caprio in quel momento ci fosse stato un non-Divo l’intera sequenza sarebbe crollata e perderebbe tutta quell’aurea quasi mitica che emana, ma che si ha solo grazie alla presenza di un attore del suo calibro.
Grazie alla presenza di tutti questi espedienti e al rispetto di tutte le caratteristiche si può dire che questo film è un caso di Reverse-Divismo: ossia del Divo che entra con tutta la sua atmosfera divistica nella pellicola caratterizzandolo per sempre.
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