Jeu de cartes di Igor Stravinskij: emblematico trionfo dell’amore.

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di Smeralda Nunnari

«Per poter creare ci deve essere una forza dinamica, e quale forza è più potente dell’amore?» (Igor Stravinskij)

Nel 1935 Igor’ Fëdorovič Stravinskij, compositore e direttore d’orchestra, durante uno dei suoi soggiorni negli Stati Uniti, riceve la commissione di scrivere una partitura da parte di Edward Warbung e Lincoln Kirstein per l’American Ballet. Entrambi lasciano al musicista russo piena libertà nella scelta del soggetto ed egli decide di trascrivere musicalmente le proprie esperienze in tema di giochi. L’argomento da trattare, come svelato dall’artista al quotidiano parigino Le Jour, in un’intervista del 3 febbraio 1938, «venne in mente una sera in un fiacre mentre mi recavo a far visita ad alcuni amici: ne fui così contento che feci fermare il vetturino e lo invitai a bere con me».

Il compositore, abituale giocatore di scacchi cinesi, che da tempo pensa di scrivere un balletto sul gioco di combinazioni numeriche, riesce a trovare la sua carta vincente nel gioco del poker.  E in Themes and conclusions (1972) racconta: «Sono sempre stato attratto al gioco d’azzardo e ho giocato a carte per buona parte della mia vita… Le origini del balletto, nel senso della mia attrazione verso questo soggetto, sono tuttavia precedenti alla mia esperienza di giocatore, e si possono far risalire probabilmente alla mia infanzia, durante le vacanze in una stazione termale tedesca. La mia prima impressione di un casinò è tuttora vivamente impressa nella memoria: le lunghe file di tavoli e i giocatori di roulette, baccarat o whist… Mi ricordo ancor oggi, come il giorno in cui scrissi la musica, il modo in cui il maestro di cerimonia di una di queste sale annunciava, con una voce da trombone, Ein neues Spiel, ein neues Gluck (Un nuovo gioco, una nuova fortuna). Il ritmo e la strumentazione del tema con cui inizia ognuna delle tre “mani” del mio balletto sono l’eco o l’imitazione del tempo, del timbro, in effetti dell’intero carattere di quell’enfatico proclama».

Jeu de cartes, scritto in parte a bordo della nave “Kap Arcona”, senza l’ausilio del pianoforte, durante un viaggio a Buenos Aires, viene portato a compimento verso la fine del 1936, durante la permanenza parigina dell’artista, a Faubourg St. Honoré. La prima rappresentazione del balletto va in scena al Metropolitan Opera House di New York il 27 aprile 1937, su libretto del compositore, il disegno coreografico di George Balanchine, i costumi di Irene Sharaff, con William Dollar nel ruolo principale e l’autore sul podio. La versione orchestrale viene eseguita per la prima volta alla Biennale di Venezia il 12 dicembre 1937 sempre sotto la direzione dell’artista. L’organico orchestrale prevede due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, archi.

In una partitura di raffinata e geniale scrittura, ognuna delle tre “mani” che struttura il balletto è introdotta dallo stesso tema Alla breve, perno generatore della composizione. Nella prima parte seguono a esso Pas d’action (Meno mosso), Danza del Jolly (Moderato assai), Valzer-Coda (Stringendo-Tranquillo); nella seconda Marcia (Cuori e Picche), Quattro variazioni solistiche per le Regine di Cuori, Quadri, Fiori, Picche (Allegretto), Quinta variazione (Sostenuto e pesante), Coda (Più mosso), Marcia e Ensemble (Con moto); nella terza Valzer-Minuetto, Battaglia fra Picche e Cuori (Presto), Danza Finale (Leggero grazioso) e Trionfo dei Cuori (Tempo del principio).

I personaggi del balletto sono le carte da gioco del poker, che si sfidano nella partita in tre mani al tavolo verde di una sala da gioco, cui partecipano numerose persone. Il protagonista è l’ingannevole Jolly Joker che si reputa invincibile, per la sua diabolica capacità nello sconfiggere ogni carta cambiando l’andamento del gioco. La partita è per due mani gestita dal Jolly, che riesce ad avere la meglio vincendo e sbeffeggiando le regine. Ma, nella terza mano, una scala reale di cuori, allegoria del bene, abbatte e annienta il malefico Jolly.

L’autore nella partitura del balletto indica la morale della favola Les loups et les brebis (I lupi e le pecore) di Jean de La Fontaine con i versi: «Nous pouvons conclure là / qu’il faut faire aux méchants guerre continuelle, / la Paix est fort bonne de soi, / j’en conviens; mais de quoi sert-elle/ avec des ennemis sans foi?» Da ciò possiamo concludere / che bisogna fare una guerra continua contro i malvagi, / La pace è in sé molto buona, / sono d’accordo;ma a che serve / con nemici senza fede?»)

Nell’eterna contrapposizione tra il bene e il male, le forze demoniache rappresentate dalla mutevole e fuorviante figura del Joker vengono sconfitte mostrando come le carte più alte, ossia le persone più importanti, a volte, possono essere sconfitte dalle più piccole. E Jeu de cartes diviene, per Stravinskij, l’antitesi al suo precedente balletto Histoire du Soldat composto nel 1918, dove l’uomo soccombe alle forze del male.

Il balletto dal significato moralistico diviene al contempo, tra allusioni, assonanze, virtuosismi, un affascinante divertimento musicale. Un gioco che porta Stravinskij a fantasiose e sorprendenti trasfigurazioni di opere del passato, attraverso citazioni da Pëtr Il’ič Čajkovskij, Johann Strauss e Gioachino Rossini. Il cosmopolita autore motiva tali prestiti con la sua intenzione di voler evocare, per la più “tedesca” delle sue opere, lo stesso clima sentito nei luoghi di villeggiatura in Germania.

 

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