di Smeralda Nunnari
“…Era come sentire un poeta che declama alcune delle sue liriche più delicate…”
(Commento dell’ammiratrice inglese di Debussy, Louise Shirley Liebich, all’ascolto della sua perfomance di tale preludio)
Preludio sublime in Si bemolle Maggiore che apre, nel primo dei due libri, la serie dei “Préludes” di Claude Debussy, mostrando la grande maestria della fantasia sinestetica del suo autore, composto a Parigi il 7 Dicembre del 1909 ed eseguito per la prima volta nella stessa Parigi il 25 Maggio 1910, alla Société Musicale Indépendante.
Ispirato, probabilmente, da un’incisione raffigurante le tre baccanti nel salotto del suo appartamento parigino. È certo che tra il 1892 ed il 1895 un’importante missione archeologica francese mise alla luce a Delfi i resti del famoso tempio di Apollo e dell’antico centro sorto attorno ad esso. Notizia importante data da tutti i giornali che Debussy immortalò in tale preludio con un’atmosfera ieratica.
L’indicazione Lent et grave si riferisce, il primo all’andatura ed il secondo al contenuto, che è, appunto, quello non tanto di una danza, ma di un rito improntato ad un senso di solenne sacralità.
Doux et soutenu indica la scelta di sonorità delicatamente sensuali, che rimandano alle forme rotonde e sinuose delle danzatrici e al leggero fruscio ondeggiante delle loro antiche vesti.
Debussy, con trentuno battute d’impareggiabile musicalità poetica, attraverso lenti accordi tonali e sfumate dissonanze pervasi da armoniosa grazia e soave dignità, in cui ogni singola nota diventa una pennellata, un colore, conduce la sensibilità, l’orecchio di ogni ascoltatore, sia esso esperto o consumatore di cultura verso un’immagine, un epilogo creativo (…Danseuses de Delphes).
Un titolo estremamente sfumato ed allusivo preceduto da puntini di sospensione, un suggerimento, non a caso, posto dall’autore alla fine della sua opera d’arte, come una firma su un quadro, dove ogni effetto è sapientemente dosato, con straordinario e raro equilibrio.
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