La liuteria fra tradizione e innovazione. Intervista a Giorgio Grisales.

0

di Smeralda Nunnari

Giorgio Grisales, nato in Colombia nel 1963, considera ormai Cremona la sua patria adottiva. Qui, all’età di 19 anni, ha iniziato il suo cammino nell’arte liutaia, diplomandosi presso la Scuola Internazionale di Liuteria e perfezionandosi poi come archettaio e restauratore. Presidente del Consorzio Liutai “Antonio Stradivari”, la sua bottega, immersa nel centro storico cremonese, costituisce un punto di riferimento per la scena musicale della città lombarda.

 

Maestro Grisales, tradizione e innovazione contraddistinguono la sua arte, tra musica e artigianato. Potrebbe parlarci dei suoi studi e della sua ricerca?

I miei studi non sono ancora finiti, quindi si figuri… [ride] La mia ricerca e le mie innovazioni sono sempre in atto. In questo mestiere non si finisce mai d’imparare cose nuove, di usare materiali diversi. La sperimentazione è una componente fondamentale, e non si smette mai di arricchire il bagaglio che, da liutai, ci si porta dietro per tutta la vita. In poche parole, è un continuo studiare e innovare!

 

Nella costruzione dei suoi strumenti, apprezzati e conosciuti in tutto il mondo, lei s’ispira a grandi maestri liutai italiani. Quali sono i suoi modelli?

Com’è ormai noto a molti tra gli addetti ai lavori, da anni mi ispiro all’opera di due grandi maestri italiani, attivi tra Otto e Novecento: Giuseppe Ornati e Ferdinando Galimberti. Hanno entrambi compiuto un lavoro straordinario trasformando grandi modelli del passato, soprattutto Stradivari, toccando punte di perfezione estetica e acustica.

 

Che sensazione suscita in lei essere artefice di strumenti che, dalla sua bottega nel cuore di Cremona, finiscono nelle mani di celebri musicisti provenienti da ogni parte del mondo?

Difficile descrivere la sensazione. Quando si è in un auditorium, in una sala di concerto o in un teatro e si ascolta il proprio strumento suonare, è qualcosa di eclatante, unico e speciale; capire che saranno quegli strumenti a parlare per noi e di noi in futuro, a dire chi siamo stati! Recentemente, è stato bellissimo ascoltare un mio violoncello protagonista di un concerto al teatro Ponchielli di Cremona: e il fatto che questo avvenisse nella città di Stradivari, dove ho studiato e portato avanti il mio percorso professionale, ha rappresentato un’ulteriore, grande soddisfazione. Non era certo la prima volta, mi è già capitato a Shanghai, Pechino, Tokyo; ma resta sempre un’esperienza unica. Una creatura costruita con le tue mani, a cui un musicista riesce a dar voce.

 

L’edizione 2023 di Cremona Musica inizia a bussare alle porte di ogni appassionato, dei professionisti come degli amatori. Quanto è importante questa manifestazione e cosa rappresenta per lei?

Per noi, che operiamo a Cremona, credo che il salone Mondomusica [la sezione dedicata agli strumenti ad arco, ndr] sia molto importante, perché è una vetrina mondiale. Per il resto della collettività che ha a che fare con il mondo della liuteria, venire a Cremona Musica rappresenta il momento clou di un anno di lavoro. Un luogo d’incontro, di scambio commerciale, culturale, di concerti, di amicizie. Una bella kermesse, vivace e vissuta anche a livello cittadino: l’intera Cremona è in fermento! Mi auguro che questo appuntamento si consolidi e cresca negli anni, perché si tratta dell’unica fiera di settore rimasta in Europa. Dobbiamo unire le forze per sostenere questo ambito e il mondo fieristico in generale.

 

Può anticiparci qualcosa sui modelli che esporrà in questa prossima edizione? Ce n’è qualcuno a cui si sente particolarmente affezionato?

Quest’anno, in occasione dei 400 anni dalla nascita del capostipite Andrea, stiamo lavorando per esporre alcuni modelli della famiglia Guarnieri, tra le più importanti per la storia della liuteria. Strumenti di Giuseppe, figlio di Andrea e padre di Guarnieri del Gesù, o addirittura dello stesso Andrea. Quindi ci dedicheremo prevalentemente a loro, scostandoci per un attimo dal solito e beneamato Stradivari [ride].

 

Cremona è ormai la sua seconda patria: cosa ha significato, per un artista come lei, vivere in una città così permeata di musica?

Oggi come oggi, posso dire che Cremona è la mia prima patria! Ho vissuto più anni qui che in Colombia. La mia esistenza l’ho condotta tutta intorno a questa città: gli amici, i rapporti con i colleghi, la politica. Cremona per me è tutto!

 

© Tutti i diritti riservati in collaborazione con Cremona Musica.

No comments