di Jole Barbarini
Mantenere viva la tradizione: è questo l’obiettivo del liutaio Marco Vinicio Bissolotti, 67 anni di Castelleone, provincia di Cremona. Cresciuto nella bottega del padre, ha seguito il percorso di studi universitari in Psicologia prima di tornare nel mondo della liuteria e farne il suo lavoro. Nella sua bottega si utilizza il sistema classico cremonese, che deriva da quello usato dai liutai del passato. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio la realtà della Liuteria Bissolotti, che parteciperà all’edizione 2023 di Cremona Musica International Exhibitions and Festival.
Maestro Bissolotti, lei è nato in una famiglia di liutai con oltre mezzo secolo di storia. Come si è sviluppata la sua passione?
Il mio interesse per la liuteria non è nato subito. Da bambino ho sempre visto mio padre costruire i violini, in famiglia si ascoltava molta musica classica, eppure non ho mai pensato di intraprendere questa carriera. Ho coltivato la passione per la liuteria durante l’adolescenza, ma dopo qualche anno l’ho lasciata per seguire i miei studi, fino alla laurea. La passione per il legno però non mi ha mai abbandonato, e mi sono sempre interessato agli eventi che accadevano nel laboratorio di famiglia. Alla fine, all’età di 35 anni, ho deciso di riprendere quello che avevo iniziato da ragazzo: mi sono stabilito nel laboratorio con mio padre e ho cominciato a fare il liutaio.
Questo percorso ha arricchito il lavoro che fa oggi? In che modo?
Certo, il mio percorso di studi mi ha aiutato molto: prima di tutto mi ha permesso di avere una vasta cultura, fondamentale nelle relazioni professionali; e poi mi ha aperto la mente, dandomi gli strumenti per scrivere alcuni libri sulla liuteria. Quello che ho vissuto prima si è rivelato molto utile, ed è sfociato in quello che faccio oggi. Con una famiglia come la mia, con un laboratorio avviato e un lavoro gratificante, è stato lo sbocco naturale del mio percorso.
Cosa ricerca nella costruzione dei suoi strumenti? Quali sono le sue fonti di ispirazione?
Cerco di stare prima di tutto nel solco della tradizione della mia città: a differenza di tanti miei colleghi io utilizzo il sistema classico cremonese, una metodologia di lavoro peculiare che deriva da quella antica. I miei modelli di ispirazione sono gli antichi liutai di Cremona, mio padre e il suo maestro Fernando Sacconi, scomparso 50 anni fa, che ho avuto il piacere di conoscere durante la mia adolescenza. La cifra del mio lavoro è proprio quella di mantenere viva la tradizione cremonese. All’interno di queste metodologie costruttive mi capita di sperimentare qualcosa, ma restando sempre con i piedi per terra. La formula è vincente, non capisco perché dovrei cambiarla.
Che importanza ricopre Cremona Musica per i liutai della città?
È un grande evento. Io per anni non ho partecipato, ma ho iniziato a esporre a Mondomusica perché la ritengo un’istituzione da tutelare ai massimi livelli. È una ricchezza della nostra città, un grande prestigio, e bisogna impegnarsi tutti per tenerla in piedi, salvarla, farla progredire. Cremona Musica ha una peculiarità: è probabilmente l’unica fiera di strumenti artigianali ad avere sede all’interno di un piccolo centro urbano. Questa è una delle caratteristiche che fa innamorare le persone quando vengono a Cremona: abituate alle grandi città, qui ritrovano un movimento lento e avvolgente, che aiuta a valorizzare anche la fiera.
Può darci qualche anticipazione su quello che andrete a presentare quest’anno?
Porterò qualche strumento storico di mio padre, e sicuramente un lavoro mio e uno di mio fratello, con cui condivido il laboratorio. La cosa che mi interessa di più è essere lì, per dimostrare che nel mio piccolo anch’io mi impegno affinché Cremona Musica cresca sempre di più.
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