di Gabriele Cupaiolo
Le sorprese più belle spesso ce le immaginiamo all’inizio o al termine di un percorso, cosicché il viaggio sia vissuto altrove con la mente: non è questo il caso di Armonie della Sera, il festival itinerante di musica da camera che, contestualmente ad un Grand Tour di romantica ispirazione, raggiunge luoghi d’arte e storia tra i più suggestivi del Belpaese, tra tappe emblematiche e tesori da riscoprire. La XIX edizione, giunta a metà del suo percorso, ha fin ora proposto e continuerà a proporre trentatré concerti ricchi di astri nascenti e interpreti affermati, toccando 25 località entro dieci regioni diverse, dal Piemonte alla Calabria, dalla Toscana alle Marche.
Armonie della Sera nasce nel 2005 per volontà del pianista Marco Sollini – attuale Presidente e Direttore artistico del festival –, in primis affascinato dal caratteristico sinolo di suggestioni, naturali e non, racchiuse all’interno del borgo marchigiano di Ponzano di Fermo. Dal 2019 il festival inizia a trovare spazio al di fuori dei confini regionali, trapuntando i cieli nazionali di note e di arte, nonché accompagnando il pubblico alle soglie di territori e bellezze talvolta dati per scontato o non conosciuti affatto.
Dopo aver presieduto, tra l’altro, al cenacolo di Santa Croce di Firenze e al Colle dell’Infinito di Recanati, la manifestazione ha nuovamente messo piede a Ponzano di Fermo il 18 Agosto, dalle ore 21.15 in poi, grazie alla proposta Left Hand del pianista pratese Giovanni Nesi.
Non poteva esserci località più idonea alla proposta di una serata piacevole ma non scevra di riflessione, laddove l’utilizzo della sola mano sinistra per tutta la durata di un concerto nasce come soluzione al problema della distonia focale, disturbo neurologico con cui il pianista pratese già da anni si confronta e che gli impedisce l’utilizzo della mano destra: dal letame nascono i fior, proferirebbe De André; anche dalla cattiva sorte può essere tratto del gran bene, grazie al talento e all’impegno di ogni giorno.
I brani che hanno risuonato nel contesto della Chiesa di Santa Maria sono stati:
La trascrizione della Suite per violoncello n.1 in Sol Maggiore BWV 1007 di J.S. Bach, brano ben noto al grande pubblico nella sua versione originale, il cui carattere monodico e arpeggiato è stato reso con efficacia dai registri medio-bassi del pianoforte e dalla qualità esecutiva di Nesi. Sempre del Maestro tedesco sarà eseguita la Ciaccona dalla Partita per violino n. 2 BWV 1004, altro pezzo di natura accordale e da sempre parte del risvolto della grande medaglia bachiana, contraltare alla più densa e architettonica polifonia tanto cara a Bach.
Il Preludio op. 9 di Alexandr Skrjabin, un ormai novecentesco corale in cui basso e soprano dialogano sorretti da un’elegante trama di terze, quarte e alcune dissonanze al contralto e al tenore.
La trascrizione di Casta Diva Che Inargenti, dalla Norma di Bellini, op. 61, di Adolfo Fumagalli. Il compositore lombardo, virtuoso del suo tempo, è oggi celebre per i suoi pezzi per sola mano sinistra. Nonostante qui non si trovino tracce dell’abbagliante virtuosismo della Grande Fantasie sur Robert le Diable de Meyerbeer, l’intento non è certo quello di dar vita ad una monodia con accompagnamento delle più facili, bensì ad un piacevole intreccio della cantabilità italiana con tessiture contrappuntistiche di matrice continentale.
Tre pezzi di R. Schumann trascritti per la mano sinistra da Paul Wittgenstein, fratello del celebre filosofo, musicista austriaco che durante gli scontri armati nella Polonia orientale, appena scoppiata la Grande Guerra, fu colpito al gomito destro dal fuoco nemico. Amputato il braccio, tra mille difficoltà decise di specializzarsi entro la composizione e l’esecuzione pianistiche per sola mano sinistra, divenendo vero e proprio pilastro del genere, nonché autore ormai caro al repertorio di Nesi.
Il Valse d’Adele di Géza Zichy. Allievo di Liszt, come Wittgenstein perse il braccio destro, pur per incidente, ma decidendo di dedicarsi con lo stesso zelo del successore alla sua attività di musicista, persino devolvendo in beneficenza con frequenza – lui che aveva altre rendite sufficienti a mantenerlo – l’incasso dei suoi concerti.
La prima esecuzione assoluta di Black Dream, op. 50 – di Marco Sollini, e di Melodia – di Kleanthe Russo, due pezzi che promettono di rispecchiare la natura di due artisti di spessore e da tempo attivi nel mondo della musica.
In attesa dei nuovi appuntamenti, non ci rimane che augurare in bocca al lupo a Giovanni per la totale risoluzione del suo problema.
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