La più antica famiglia della liuteria italiana. Intervista a Lapo Vettori.

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di Alessio Zuccaro

Speciale Cremona Musica 2024

 

Liutai da tre generazioni, anzi quattro: è il 1935 quando Dario Vettori apre la sua bottega a Firenzuola, sull’appennino fiorentino, e inaugura una bellissima storia italiana che dura ancora oggi. Si contano ben sei liutai nella famiglia Vettori: Dario, i suoi figli (Paolo e Carlo) e i tre nipoti (Lapo, Sofia e Dario). Ma la tradizione non sembra volersi fermare: «i pronipoti respirano già l’aria di bottega e un domani, chissà, raccoglieranno il testimone dei genitori», ci racconta Lapo Vettori, che abbiamo incontrato in vista dell’edizione 2024 di Cremona Musica International Exhibitions and Festival.

 

Cosa rende unico uno strumento firmato Vettori?

Ciascuno dei liutai della nostra famiglia ha un suo marchio di fabbrica: Paolo, nostro padre, e Carlo, nostro zio, hanno seguito percorsi differenti, e anche noi abbiamo un nostro stile personale, così che i nostri strumenti risultano essere riconoscibili. Se dovessi però individuare un elemento comune a tutta la famiglia, direi la ricerca del suono. In particolare ci focalizziamo sulla “suonabilità”, cioè sul rendere gli strumenti facili da suonare, permettendo al musicista di esprimersi al meglio. A tale scopo valutiamo anche peso e dimensioni perché questi non siano d’intralcio al lavoro dello strumentista.

 

Alcuni suoi colleghi parlano del nostro tempo come di un’epoca d’oro della liuteria. È d’accordo?

Si, c’è tanto lavoro e anche moltissima competizione. Non credo ci siano mai stati così tanti liutai nella storia, nemmeno al tempo di Stradivari, Amati e Guarneri. Il livello, perciò, si è alzato molto e questo rende il mestiere ancora più stimolante. Tra le cause ne individuo due principali: l’apertura dell’enorme mercato asiatico, con milioni di aspiranti musicisti che hanno bisogno di altrettanti strumenti, e la riscoperta dell’artigianato, del lavoro di qualità che è sempre più spesso preferito al lavoro industriale e standardizzato. Noi possiamo fornire, infatti, un prodotto che può durare anche cinquecento anni: questa è l’età del violino più antico in circolazione!

 

A proposito di concorrenza: ha dei consigli da dare a un giovane che volesse intraprendere la sua professione?

Suggerirei di formarsi a una scuola e poi provare l’esperienza all’estero. Gli strumenti, infatti, vengono venduti principalmente fuori dall’Italia, ed è importante tastare con le proprie mani il mercato per potersi adattare alle esigenze o essere pronti in caso di crisi.

 

Cosa porterete quest’anno al salone Mondomusica?

Saremo in compagnia dei classici strumenti della tradizione: violini, viole, violoncelli. Ma oltre alla fiera, quest’anno a Cremona si terrà anche il 17° Concorso Triennale di Liuteria, al quale io e mio fratello Dario parteciperemo: un ulteriore motivo, per noi, di tornare in questa città alla quale siamo molto legati.

 

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