di Smeralda Nunnari
<<Soltanto al musicista è dato cogliere la poesia del giorno e della notte, della terra e del cielo: di ricostruirne l’atmosfera e di registrarne il respiro>>
(Claude Achille Debussy)
Feux d’artifice, posti da Debussy a conclusione del secondo libro dei suoi Preludi, rappresentano un effetto altamente eloquente del lirismo impressionistico, del simbolismo sonoro e dello sperimentalismo che pervadono e trovano realizzazione nei due libri di Preludi composti dal musicista francese e pubblicati rispettivamente nel 1910 e nel 1913.
Il numero totale dei ventiquattro preludi non è legato alle tonalità maggiori e minori, ma vuole essere un omaggio del compositore francese a Chopin, amatissimo maestro polacco di Madame Mautet de Sivry, suocera del poeta Paul Verlaine, sua mentore, che rappresenta il legame storico tra Debussy e Chopin. Alla <<memoria di Fryderyk Chopin>>, Debussy dedica i Dodici studi, ultima sua opera per pianoforte, dando con ciò una pubblica testimonianza della sua inalterata ammirazione.
Dal punto di vista tecnico Fuochi d’artificio sembra già costituire un’anticipazione degli studi, per lo sfoggio di molteplici ed evoluti espedienti virtuosistici, al fine di raggiungere quel prodigioso effetto descrittivo che Debussy si prefigge di raggiungere in esso.
In questo ventiquattresimo preludio in fa maggiore, epilogo del secondo libro, sono riscontrabili sonorità più potenti, si possono contare trenta indicazioni tra forte e fortissimo delle novantacinque presenti in tutto il libro, rispetto ai piano e pianissimo, che sono più di quattrocento.
Il compositore crea i suoi effetti sonori come in uno spettacolo pirotecnico alternando a momenti di tensione, istanti di respiro, riproducendo in musica il luminoso splendore di un razzo, che si attenua prima del sorprendente e sfarzoso gioco di luci.
Lo stupendo avvicendarsi di timbri, luci, colori e di impasti sonori permette di scoprire gli effetti visivi attraverso cui viene accesa la fantasia del compositore che magicamente compie il miracolo di trasformarli in effetti sonori mediante una meravigliosa trasposizione dei sensi.
Nelle pagine del preludio sono riconoscibili i vari e mutevoli trucchi dell’arte pirotecnica: i tenui bagliori che danno inizio allo spettacolo, lo scoppiettare del
primo razzo che nel cielo provoca una caduta di scintille si tramuta sui tasti del pianoforte in un lungo glissando, le incantevoli fontane di luce, lo scoppiettare delle castagnole, le girandole turbinanti vorticosamente sfociano tra gli scoppi del grande fuoco finale in un crescendo dall’ultimo dei quali che risuona nella nota più grave del pianoforte parte un’infinità di stelle che discendono con un doppio glissando disseminandosi in tutta la tastiera.
Questa miriade di effetti, suscitati da queste pagine debussyane, hanno un proprio filo conduttore che serpeggia in tutto il brano, sia come soggetto, sia sotto forma di alcune sue varianti: si tratta dell’inciso tematico (Do Sol Do
La Sol) che rappresenta il timbro con cui il compositore francese ha scelto di contrassegnare lo spettacolo pirotecnico forgiato dalla sua fantasiosa fucina sonora.
La complessa tecnica del Preludio presenta tutti i tratti tipici di Debussy e anche altri derivati da Liszt e dal Gaspard de la nuit di Ravel, che rimodula alcuni aspetti della tecnica lisztiana.
All’ultimo dei suoi preludi Debussy ha voluto apporre una data, richiamo malinconico e misterioso all’eco della Marsigliese. Nell’ultima pagina , infatti, ci fa sapere che questi fuochi d’artificio hanno avuto luogo la sera di un 14 luglio, festa nazionale della Repubblica francese, in cui si celebra la presa della Bastiglia.
A pochi giorni dalla fine dell’anno e dall’inizio del nuovo ho scelto di trattare questo significativo preludio con cui Debussy chiude il secondo volume dei suoi preludi, sperando vivamente sia di buon auspicio per l’anno che verrà, un anno che possa renderci finalmente liberi dall’oppressione di un virus invisibile che sta tormentando i nostri giorni e che rischia di mettere a soqquadro quella stessa Liberté, Égalité, Fraternité a cui Debussy dedica con enfasi poetica e musicale questo preludio.
Auguri, carissimi lettori! Arrivederci al nuovo anno che possa essere splendido, coloratissimo di bene, giustizia e bellezza, come i Feux d’artifice descritti da Debussy in questo quadro d’autore.
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