Liutai da tre generazioni. Intervista a Dario e Lapo Vettori.

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di Ruben Marzà

La bottega della famiglia Vettori sorge nel cuore del centro storico di Firenze. All’ingresso, una ripida scala a chiocciola in ferro battuto scende al laboratorio, vero e proprio antro di saperi antichi e misteriosi, dove troviamo Dario (43 anni, nato a Fiesole) intento a rifinire i contorni di un violoncello. Lui e suo fratello Lapo (38 anni, anch’egli fiesolano) ci aprono le porte di una realtà che si sta affacciando alla quarta generazione di liutai, vera e propria istituzione del settore. Il legame con Cremona Musica International Exhibitions and Festival è ormai solido, e anche l’edizione 2023 li vedrà ospiti con nuove, preziose creazioni.

 

Ci raccontate la storia di questa attività ormai quasi centenaria?

Dario: Siamo orgogliosi di essere la famiglia di liutai più longeva d’Italia. Tutto è iniziato nel 1935 con mio nonno Dario – io sarei Dario II, per la tradizione [ride] – che aprì la sua bottega a Firenzuola, sulle montagne tra Firenze e Bologna. Con i suoi figli Paolo (nostro padre) e Carlo, l’attività si spostò qua nel capoluogo toscano. Noi siamo quindi, con nostra sorella Sofia, la terza generazione di liutai: ma la quarta si sta già affacciando sulla scena, ho in progetto di iniziare a costruire un violino con mio figlio, che ha 10 anni.

 

Come vi dividete il lavoro? Ognuno ha uno strumento prediletto?

Lapo: No, ciascuno di noi costruisce violini, viole e violoncelli. A volte le commissioni arrivano direttamente all’uno o all’altro, ma spesso ci organizziamo tra noi.

Dario: Devo dire che non ci si annoia mai, io sono in attività dal 1999 e non ricordo un momento in cui non avessi qualcosa da fare. Non c’è tempo per sedersi sugli allori. Sabato, ad esempio, andrò a consegnare uno strumento a Lubiana, che andrà in prestito annuale al vincitore di una competizione violinistica. Lo strumento che ho tra le mani adesso, invece [mostra il violoncello a cui sta lavorando] andrà a Singapore come parte di un quartetto; per altri la destinazione saranno gli Stati Uniti, per altri ancora il Giappone…

 

Realizzate addirittura interi quartetti, quindi?

Dario: Certo, in questo caso si tratta di una commissione, un cliente ci ha chiesto due violini, una viola e un violoncello. La peculiarità è che vengono realizzati tutti con uno stesso modello in mente e con lo stesso tipo di legno – un raro acero occhio di pernice, per questo quartetto. E dato che il liutaio che ha usato questo materiale è Santo Serafino, abbiamo pensato di battezzarlo così, “Quartetto Santo Serafino”. Purtroppo lui non ha mai costruito una viola, quindi dovremo inventarcela sul suo stile [ride].

 

Vi rifate spesso a modelli di costruttori classici?

Lapo: Ci sono liutai che preferiscono inventarsi un modello personale. Noi preferiamo attingere alla tradizione della famiglia Bisiach di Milano che utilizzava sempre modelli di autori del passato: abbiamo i disegni della famiglia Bisiach tramandatici da Igino Sderci e ci ispiriamo a quelli, seguendo una tradizione ormai peculiare della nostra famiglia.

 

Da dove arrivano le vostre commissioni?

Dario: Da tutto il mondo. Oggi ha scritto un cliente dal Giappone, ad esempio. Recentemente abbiamo venduto a Tokyo un violoncello costruito da nostro padre legato al progetto Sakura, in legno di ciliegio, che tra l’altro è stato suonato dalla strumentista e cantante irlandese Naomi Berrill – trovate su YouTube un bel video girato al giardino giapponese di Firenze [link in fondo all’articolo]. Abbiamo sempre cercato di diversificare il nostro target, e questo ci ha messo al riparo da congiunture sfavorevoli legate a singoli mercati.

Lapo: Una visione lungimirante, che non si è limitata a guardare all’Italia, e che alla fine ha pagato, possiamo dirlo.

 

Cremona è ormai per la vostra famiglia una sorta di seconda casa: che rapporto avete con la capitale mondiale della liuteria?

Dario: Siamo molto contenti di partecipare a Cremona Musica perché è l’occasione di incontrare musicisti di tutto il mondo, per noi è una vetrina internazionale importante. Cremona poi sta investendo molto in questo settore, con l’apertura del nuovo museo è cresciuta la sua centralità nel mondo della liuteria: la conservazione degli strumenti è vista in maniera molto attiva,  gli strumenti del museo vengono suonati regolarmente nel bellissimo auditorium Arvedi. Sarebbe bello se anche a Firenze riuscissimo a valorizzare il nostro importante patrimonio di strumenti, pensiamo solo alla viola medicea di Stradivari.

 

Quanto è importante la dimensione fieristica per la vostra attività?

Dario: Devo dire che prima viaggiavamo molto di più, rispetto agli anni recenti (già prima del Covid): ci siamo accorti che si finiva per incontrare sempre le stesse persone, e quindi abbiamo in parte reindirizzato i nostri sforzi. Detto questo, quella di Cremona è senza dubbio la fiera in ascesa a livello internazionale, anche perché si è aperta a tanti nuovi strumenti: siamo ormai lontani anni luce dalle primissime edizioni di Mondo Musica.

Lapo: Sì, abbiamo sempre percepito Cremona come una realtà molto positiva, al tempo stesso specializzata e aperta a mille influenze e prospettive. Siamo anche in ottimi rapporti coi principali liutai cremonesi, con alcuni abbiamo anche avviato delle collaborazioni.

 

Cosa potremo ammirare al vostro stand di Cremona Musica 2023?

Dario: Oltre alla nostra simpatia [ride] porteremo il quartetto Santo Serafino a cui stiamo lavorando. Lo scorso anno abbiamo esposto un violoncello ispirato a Custode Marcucci [liutaio italiano vissuto tra Otto e Novecento, ndr] che ha avuto un successo incredibile, ed è stato addirittura venduto in fiera. Per questa edizione contiamo di portare a termine il quartetto e di potervelo mostrare.

 

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