di Smeralda Nunnari
La vista dello “Sposalizio della Vergine”, celebre tela di Raffaello, nella Pinacoteca del Palazzo di Brera, a Milano, nel 1837 ispira a Liszt la sublime interpretazione sonora della prima Suite nel Deuxième année de pèlerinage in Italia. Per il compositore ungherese, il lungo peregrinare rappresenta non solo una fuga d’amore con la contessa Marie d’Agoult, incontrata a Parigi nel 1833, ma anche il desiderio di conoscere le bellezze naturali e artistiche, nella ricerca continua di sentire e provare il legame indissolubile, una magica simbiosi tra arte, poesia e musica.
Un legame, una relazione che trascende ogni realtà visiva, attraverso il potere di un’infinita poesia musicale. Un potere che dona quel soffio divino di vita, capace di animare una pala d’altare, fino a instaurare con essa un dialogo musicale, in un intreccio di domande e risposte.
La scena dello Sposalizio di Maria e Giuseppe si svolge nello spazio antistante al tempio, la cui struttura architettonica è resa circolare da una pianta a sedici lati, dominata da un sapiente equilibrio tra le forme geometriche. Sul portico, nell’arco centrale, è evidente la firma dell’artista di Urbino, in latino, con la datazione.
Davanti a una prospettiva che si apre verso l’infinito, alla presenza del sommo sacerdote, di cinque fanciulle e cinque pretendenti, l’unico ramoscello fiorito è quello di Giuseppe, segno divino, che indica in lui il prescelto da Dio.
L’anello, che Giuseppe offre a Maria, mentre il sommo sacerdote sorregge le mani di entrambi è semplice, ma è reso prezioso dalle qualità morali della Vergine. Un anello diverso dai gioielli con rubini e zaffiri che Raffaello dipinge in ritratti famosi, come La Muta e la Dama col licorno, ma che simboleggia la sacralità di una promessa, di un’unione. Una sacralità che ispira a Liszt il tema di un amore, che trascende spazio e tempo, in un’armonia ideale, un equilibrio superiore.
Il compositore rende in musica le sue emozioni, sensazioni, di fronte a tanta armonia, perfezione e grazia, con il suo brano lo “Sposalizio”, che si apre in do diesis minore, con le indicazioni di Andante – Andante quieto – Più lento. Quasi allegretto mosso – Adagio. In una tessitura dolce, intima e sacrale, con sapiente incastro di note e un solenne cadenzare degli accordi traspone in sonorità l’armonia delle proporzioni, dei colori, la luce, verso una trasfigurazione straordinariamente mistica delle nozze della Vergine con Giuseppe.
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