(di Stefania Bernacchia) Maldestro, nome d’arte di Antonio Prestieri, ha trenta anni, napoletano, scrive, canta e suona le sue canzoni. “Non trovo le parole”, suo esordio discografico, contiene versi che, pur sviluppandosi nella forma tipica della ballata, raccontano l’amore, la rabbia, la speranza, il disagio e la disperata voglia di vivere di un giovane poeta dei nostri tempi. Maldestro è stato il cantautore rivelazione del 2013 con il brano “Sopra il tetto del Comune” storia di un operaio licenziato che cerca soluzione ai suoi problemi arrampicandosi sul municipio. La canzone, inviata quasi per scommessa ai più importanti Premi musicali italiani, ne ha fatto man bassa (Premio Ciampi, Premio De André, SIAE, AFI e Musicultura 2014). Maldestro si avvicina al pianoforte a nove anni, lasciato poi per approfondire gli studi di teatro. Ma la musica è una passione che gli rinasce, come sfogo di una creatività effervescente e come contrapposizione ad una vita non proprio pianeggiante. Imbraccia la chitarra e libera le proprie liriche, di una profondità e di una poesia rare in una generazione cresciuta a suon di talent show, di cui egli è esatto contrario; tanto la superficialità e l’estetica prevalgono nei primi, tanto il messaggio, la concretezza, la visione lucida ma piena di vita sono il cuore della sua musica.
E di concretezza Maldestro ne ha dovuta mettere – molta – in campo da subito, nella sua vita. Come è noto ormai, il suo cognome è uno di quelli di cui o ci si vanta o vi si sfugge. Nato a Scampia, figlio dell’ex boss Tommaso Prestieri, grazie alla madre vi si allontana. E proprio a quest’ultima sono dedicate parole bellissime con la poesia “Occhi di madre” presente nel booklet del disco (“Ti ho preso la mano occhi di madre, quando la mia era minuta e di piuma…”). Mantiene il suo cognome, pur avendo ripudiato l’appartenenza a quel mondo.
Da anni Maldestro è impegnato sui temi della legalità e della sensibilizzazione dei giovani, sull’importanza della cultura come fulcro su cui lavorare per sconfiggere la criminalità organizzata. Incarna uno degli esempi più importanti di come, pur nascendo in contesti sociali estremamente difficili, sia possibile liberarsi dalle catene del destino scritto, del crimine come unica via percorribile.
Ciao Antonio, ci racconti un pò chi sei?
Salve a tutti. Sono Antonio, in arte Maldestro, perchè lo sono veramente. Se a tavola cade un bicchiere, è certo che sia colpa mia.
Hai fatto studi in ambito musicale? come ti sei avvicinato alla musica?
Ho cominciato a studiare piano a nove anni. Poi più tardi ho imbracciato la chitarra.
Qual è il tuo genere musicale preferito? ti ispiri a qualcuno?
Non so quale sia. Cerco di raccontare delle storie, che parlino di verità, di quello che sento. Sono cresciuto con i vecchi cantautori. Da De Andrè e Fossati, da Brel a Brassens, da Cohen a Dylan. Ma la mia ispirazione più grande, è riuscire a fare il cinque percento di quello che ha fatto Gaber. E’ quella la strada che più sento mia.
Di cosa parlano le tue canzoni? cosa vuoi comunicare/esprimere?
Di storie che vivo personalmente o che rubo dagli occhi degli altri. Cerco di scrivere dell’uomo, delle sue debolezze, dei suoi dolori, delle sue gioie.
Nel 2013 il tuo brano “Sopra il tetto del Comune” ha fatto incetta di premi. Com’è nata l’idea di scrivere un testo così ‘impegnato’?
L’idea è nata dal brutto periodo che stiamo vivendo. In realtà è una canzone che non avrei mai voluto scrivere.
Ti aspettavi una risposta così positiva da parte di pubblico e critica?
No. Mi hanno dato la forza di continuare a costruire.
Raccontaci l ‘esperienza di salire sul palco del Concertone del 1 Maggio in Piazza San Giovanni a Roma.
Unica, fatta di belle facce, di cuori pulsanti. E’ sempre stato un mio sogno. Però non basta il Primo Maggio per lottare, la musica può fare fino ad un certo punto. Bisogno andare nei palazzi, battere i pugni, farli tremare.
Hai pubblicato il tuo primo album, giusto?
Sì, Non trovo le parole è stato pubblicato da MaroccoMusic e Arealive
Hai collaborato con altri artisti?
Sì, con Peppe Barra e gli ‘A67 nel disco. Dal vivo molte, tra le più importanti quelle con Roberto Vecchioni e James Senese.
Antonio, i tuoi progetti futuri?
Stiamo lavorando per il secondo album e il tour teatrale.
Tante grazie per la tua disponibilità Antonio, ti facciamo un grosso in bocca al lupo, sia per la tua musica che per il tuo impegno contro le ingiustizie.
Grazie a TGmusic.it per questa intervista!
Di seguito ascoltiamo: Non trovo le parole e Sopra il tetto del comune.
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