di Ruben Marzà
Due mondi apparentemente lontani, due strumenti diversi per aspetto, provenienza e carattere, e tuttavia accomunati da un’anima complessa e poliedrica, da una storia fatta di viaggi e incontri, radici e prospettive.
Sassofono e bandoneon, le due voci soliste di Amarcord d’un Tango, condividono questa dimensione peculiare, questa identità che di fatto è una non-identità: entrambi nati in Europa negli anni Quaranta dell’Ottocento, il primo destinato a colmare il gap tra legni e ottoni e a far bella mostra di sé nelle bande militari, il secondo pensato come dinamico sostituto dell’organo nelle funzioni religiose; entrambi fioriti oltreoceano in contesti lontanissimi da quelli di origine, uno indissolubilmente legato al jazz, l’altro al tango argentino – una fioritura nata in una dimensione di scambio culturale tra continenti e tra mondi distanti.
Peculiarità di questa nuova incisione (prosecuzione e approfondimento di quanto già mostrato da Albonetti nel suo Romance del Diablo) è il doppio dialogo che si instaura tra passato e presente e tra sacro e profano. È il mondo dell’Amarcord, del ricordo che attinge al passato ma nutre il presente, in un dialogo nel quale il confine tra l’uno e l’altro si fa sottile; e altrettanto labile è la distinzione tra musica concepita per omaggiare il divino e musica che sgorga dall’umano, fin dalle sue manifestazioni più tragiche – come nel caso della struggente Alfonsina y el Mar.
Il viaggio non poteva che iniziare nel nome di Astor Piazzolla, protagonista assoluto di Romance del Diablo con le sue composizioni più celebri, qui invece chiamato in causa con alcune rarità del suo repertorio. Di Triunfal si dice che sia stato suonato da Piazzolla al cospetto di Nadia Boulanger, e che la pianista ne restò impressionata, riconoscendo i tratti di un’idea musicale coerente e personalissima; gli altri due brani qui presenti, Jardin d’Afrique e Bruno et Sarah, risalenti agli anni Settanta, furono inseriti nella colonna sonora del film di Nadine Trintignant Le Voyage de Noces, del 1976.
Di Carlos Gardel, l’altro grande ospite di questo percorso nel Novecento tanguero, Albonetti e Di Bonaventura propongono due ritratti complementari: quello enfatico, popolare e a tratti chiassoso di Por una cabeza (letteralmente “per una testa”, espressione tipica del gergo degli scommettitori di cavalli) e quello intimo e meditativo di Sus ojos se cerraron.
Non occorre poi dimenticare che molte delle composizioni qui presenti, ora autonome nella loro forma puramente strumentale, erano in origine canzoni, e in quanto tali avevano l’onore e l’onere di essere intimamente legate a un testo; nel perdere il contatto con la parola significante, tuttavia, la capacità narrativa della musica emerge in tutta la sua potenza e il suo mistero. Nel caso di Alfonsina y el Mar, certo, sapere che la canzone è dedicata alla poetessa Alfonsina Storni Martignoni (morta gettandosi da una scogliera, autrice di poesie dove mare e morte si intrecciano in maniera apparentemente profetica) contribuisce non poco a contestualizzare l’ascolto e a dotarlo di una componente visiva e concettuale ben determinata; ma già il brano in sé, introdotto dal Sanctus di Daniele di Bonaventura, è capace di evocare sensazioni tanto più forti e affascinanti quanto più svincolate da un programma imposto.
Un viaggio nella storia del tango non può prescindere da un omaggio a quella che è tra le composizioni più antiche e conosciute del genere, El Choclo di Ángel Gregorio Villoldo Arroyo, risalente ai primissimi anni del Novecento: il brano ci viene qui proposto in una veste completamente nuova, non solo grazie all’introduzione orchestrale (che richiama il mozartiano Concerto K 488 per pianoforte), ma soprattutto per un insolito andamento ternario che lo rende al tempo stesso più incline alla danza, ma anche al dubbio e alla sospensione, lontano dal carattere squadrato e popolaresco dell’originale e di tante rivisitazioni.
Tra le collaborazioni illustri di Amarcord d’un Tango, spicca infine il contributo del grande fisarmonicista francese Richard Galliano con un’inedita versione del suo celebre Tango pour Claude – dedicato all’autore e cantante Claude Nougaro, storico collaboratore di Galliano; il brano, trascinante nel suo ostinato incedere ritmico, mette ben in risalto l’intrecciarsi di sassofono e bandoneon, cui vengono riservate ampie ed efficaci sezioni improvvisative.
La chiusura è invece riservata a quello che è forse il brano più complesso e inusuale del disco, Tango’s Gedanke per sax e orchestra d’archi, del violoncellista e compositore italo-argentino Jorge Bosso, scritto appositamente per Amarcord d’un Tango. Un “pensiero” (Gedanke) per un finale aperto e sospeso, un diminuendo enigmatico che riesce a restituire tutta la profondità di un approccio profondo e complesso al mondo del tango, quale ci è stato proposto da Marco Albonetti e Daniele di Bonaventura in questo Amarcord. A sugello del quale restano, perfettamente aderenti alla musica, le parole dello stesso Bosso: «Il tango diviene memoria attiva di un tempo ancora attuale. Esile e accogliente ricordo di un vissuto emotivo, lontano da ogni possibile e immaginaria prosopopea. I labirinti di un tango languido s’intrecciano con l’inconscio di chi ha percorso le strade di una Buenos Aires pervasa di una colonna sonora in perenne divenire. Il passato ci accoglie tra le braccia di un presente avido in attesa di uno sguardo ospitale».
Astor Piazzolla Triunfal
Carlos Gardel Por una cabeza
Daniele di Bonaventura Sanctus
Ariel Ramirez Alfonsina y el mar
Angel Gregorio Villoldo Arroyo El choclo
Carlos Gardel Sus ojos se cerraron
Astor Piazzolla Jardin d’Afrique
Richard Galliano Tango pour Claude
Daniele di Bonaventura Corale
Tango
Graduale
Astor Piazzolla Bruno et Sarah
Jorge Andrés Bosso Tango’s Gedanke
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