di Sebastiana Ierna
Nel panorama della musica italiana del Novecento spicca la figura del compositore e pianista Mario Castelnuovo-Tedesco (Firenze 1895 – Beverly Hills 1968), uomo colto e raffinato di origine ebraica, legato al Romanticismo tardo ottocentesco e all’Impressionismo. Nel 1966 avviò con alcuni suoi lavori un fondo che, tra il 1970 e il 1978, fu arricchito da una serie di donazioni da parte della moglie. Chi si prende attualmente cura del vasto catalogo è la nipote Diana Castelnuovo-Tedesco, nata a Los Angeles e laureata in Storia dell’arte e Italiano allo Smith College in Massachusetts (USA). L’abbiamo incontrata durante l’ultima edizione di Cremona Musica International Exhibitions and Festival, dove era invitata a far parte della tavola rotonda dedicata alla preservazione e alla promozione del patrimonio musicale italiano.
Dottoressa Castelnuovo-Tedesco, lei si dedica alla divulgazione delle opere di suo nonno, raccolte nell’archivio donato alla Biblioteca del Congresso di Washington DC. Può raccontarci perché ha scelto di dedicarsi a questa importante eredità?
Da oltre 30 anni vivo a New York e, per tanto tempo, mi sono occupata di comunicazione, marketing e pubbliche relazioni. Mia madre e mio zio hanno fatto un lavoro accurato sul materiale di mio nonno a loro disposizione, donando nel 2000 tutto ciò che mancava al fondo musicale di Washington. Nel 2010 ho iniziato io stessa a promuovere il repertorio esistente, visto la mia esperienza professionale. Dopo la morte di mia madre nel 2014, dal 2017 ho pensato di occuparmene a tempo pieno, per rendere più accessibile il catalogo a interpreti e studiosi, ma anche al grande pubblico. Ho notato con piacere un interesse crescente verso tanti lavori poco conosciuti e spesso inediti.
Come potrebbe descrivere Mario Castelnuovo-Tedesco, e che ricordi ha di lui?
Sono cresciuta vicino alla casa californiana dei miei nonni Mario e Clara, emigrati nel 1939 negli Stati Uniti – precisamente prima a New York e poi a Los Angeles – a causa delle leggi razziali italiane. Nel 1946 presero entrambi la cittadinanza americana, e soprattutto mio nonno si sentiva come “sospeso tra due mondi”, in quanto non si considerava né pienamente italiano, né davvero americano. Ero una ragazzina quando lui era in vita, e lo rievoco come un gentiluomo, sicuro di sé, mai scalfito dalle circostanze esterne. Era dolce, fiducioso nella sua abilità e creatività, con un senso dell’umorismo un po’ ironico e sarcastico. Viveva per la musica, e il suo stile, influenzato dalle armonie di Debussy e dal contrappunto di Ildebrando Pizzetti, suo maestro, è distinto ed elegante.
Cosa prova, ascoltando la sua musica?
Avverto sempre un forte legame con l’Italia; si percepisce la nostalgia per il suo paese d’origine, per la Toscana, per l’arte e la cultura italiana, anche nelle opere scritte negli Stati Uniti d’America.
A proposito del suo repertorio, per cosa era maggiormente famoso?
Era noto come compositore di colonne sonore per film (aveva firmato nel 1940 un contratto con la compagnia cinematografica Metro Goldwin Mayer di Hollywood), di musica religiosa e per chitarra classica. Era inoltre legato da una profonda amicizia al grande chitarrista spagnolo Andrés Segovia, a cui ha dedicato alcune opere ritenute dei capolavori del xx secolo, tra cui ricordiamo il Concerto in Re per chitarra e orchestra del 1939, e il Quintetto per chitarra e archi del 1950.
Il catalogo delle sue composizioni comprende 5 oratori, 6 opere liriche, 4 balletti, 11 ouverture, oltre 100 composizioni per pianoforte e per chitarra, e più di 300 composizioni corali. Con quali case editrici americane collaborate?
Con la Theodore Presser, la Carl Fischer e la EMI/SONY; con la Hal Leonard USA abbiamo in progetto la pubblicazione di brani di stampo religioso.
E in Italia lavorate invece con le Edizioni Curci di Milano e con Casa Ricordi…
Esatto. Quest’ultima ha pubblicato le Greeting Cards per pianoforte e per chitarra. Nel rapporto con le Edizioni Curci ha avuto un ruolo molto importante il Maestro Angelo Gilardino, chitarrista e musicologo italiano venuto a mancare l’anno scorso, amico di mio nonno e ottimo conoscitore della sua musica. Gli avevo chiesto un consiglio su come promuovere le opere inedite, e grazie a lui ho conosciuto il direttore editoriale Laura Moro. In 5/6 anni sono stati pubblicati numerosi pezzi nell’ambito della produzione vocale, da camera e per pianoforte.
Può ricordarci il vostro sito web?
Certamente. Alla pagina www.mariocastelnuovotedesco.com è possibile trovare tutte le informazioni e gli approfondimenti.
Veniamo a Cremona Musica: ha già partecipato altre volte a questa kermesse?
È la prima volta che vengo, e desidero ringraziare il coordinatore artistico Roberto Prosseda, incontrato a Firenze ai primi di maggio di quest’anno, per avermi invitato a partecipare alla tavola rotonda sul patrimonio musicale italiano, per dar luce al Novecento del Bel Paese. Per me è un onore essermi potuta confrontare con altri esperti del settore, eredi e custodi di fondi. Sono molto felice per l’accoglienza ricevuta e per aver fatto nuove conoscenze, che mi hanno arricchito umanamente e professionalmente.
Guardando infine ai progetti futuri, cosa può anticiparci?
Procederemo con le collaborazioni con i conservatori italiani ed esteri. Per esempio, il Conservatorio di Cagliari dedicherà una stagione intera, da ottobre 2023 a maggio 2024, ai lavori di mio nonno: 22 eventi in tutto, tra cui concerti di musica da camera, per orchestra, lirica e l’opera L’importanza di esser franco, recentemente pubblicata. Negli Stati Uniti siamo in contatto con la Colburn School di Los Angeles – la sede del Recovered Voices Project di James Conlon – e abbiamo ideato delle manifestazioni per il 2024.
Sono inoltre nate delle cooperazioni con alcuni concorsi importanti, tra cui la USA International Harp Competition che, per la finale a luglio 2025, richiede il Concertino per arpa di Mario Castelnuovo-Tedesco. Per l’occasione sono riuscita a convincere la casa Schirmer a realizzarne una nuova edizione.
E nel campo dell’editoria?
Continueremo a pubblicare la musica inedita, con prime esecuzioni di brani per orchestra e di un’opera shakespeariana. Presto uscirà la prima nuova edizione di musica religiosa, che speriamo di diffondere negli Stati uniti, in Europa e in Israele.
Nei prossimi anni l’autobiografia del compositore sarà pubblicata in una nuova edizione critica per la prima volta in lingua inglese. Vorrei che di mio nonno potesse emergere non solo il talento musicale, ma anche la profonda umanità: è anche guardando con nuovi occhi ai compositori del passato, alla loro figura a 360 gradi, che possiamo coinvolgere sempre di più i giovani musicisti.
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