Tecnica titanica al servizio della musica. Intervista a Emanuele Delucchi.

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di Maria Musti

Speciale Cremona Musica 2024

 

I pianisti che hanno inciso l’integrale degli Studies on Chopin’s Études, opera di titanica difficoltà del compositore lituano Leopold Godowsky (1870-1938), si contano sulle dita di una mano. Emanuele Delucchi appartiene a questo ristretto gruppo di interpreti, capace di vantare una tecnica trascendentale pari a quella dell’autore, di cui un gigante del pianoforte come Artur Rubinstein ebbe a dire «mi ci vorrebbero 500 anni per impadronirmi di meccanismi tecnici pari a quelli di Godowsky». Ma non è tutto. Delucchi, ligure, classe 1987, è anche il primo italiano ad aver eseguito e inciso il Concerto per pianoforte solo di Charles-Valentin Alkan, composizione dalle caratteristiche colossali, sia per durata che per complessità. Il repertorio del pianista e compositore italiano non si limita però all’aspetto virtuosistico, comprendendo anche musica di rara esecuzione della letteratura rinascimentale, barocca e tardo-romantica. Lo abbiamo incontrato durante l’edizione 2024 di Cremona Musica International Exhibitions and Festival, a cui ha partecipato come relatore alla tavola rotonda su Alkan e presentando il suo volume Tecnica pianistica quotidiana, pubblicato dalle edizioni Da Vinci lo scorso luglio.

 

Lei ha in repertorio gli Studi di Godowsky, ritenuti la summa del virtuosismo pianistico. Come si arriva a conquistare la tecnica trascendentale necessaria alla loro esecuzione?

È un processo che si intraprende innanzitutto grazie all’incontro con validi insegnanti, ma resta soprattutto una ricerca che va affrontata in modo personale. Fu quanto fecero Godowsky stesso, Chopin, e anche Liszt. La tecnica rappresenta un percorso di autoanalisi: dobbiamo comprendere come ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Parafrasando Verdi, interpretare significa “piegare la mano al volere”, non limitandosi all’esecuzione pulita di una scala o di un passaggio, ma curando il suono e il gesto nei minimi dettagli.

 

D’altronde il concetto di autoanalisi è proprio alla base del suo libro…

Il volume è il frutto di 20 anni di studio e sintesi su innumerevoli manuali tecnici, comprese anche indicazioni dell’epoca barocca, con un importante focus sull’apporto dato da Johann Sebastian Bach. Si tratta di un argomento su cui sono state scritte infinite pagine, e a me è toccato sistematizzare gli aspetti più rilevanti, le formule tecniche fondamentali. Il volume rappresenta così il risultato di un approfondito labor limae.

 

Ci racconti meglio come è strutturato il volume.

Invece del titolo Tecnica pianistica quotidiana, che appare oggi in copertina, avrei potuto utilizzare Ginnastica sulla tastiera, ma poi ho optato per una scelta più tradizionale, restando nel solco tracciato da tutta la letteratura specifica sull’argomento. Le prime dieci pagine sono dedicate ai principianti e forniscono la base della tecnica. Le successive rappresentano degli approfondimenti, condensando una summa di importanti suggerimenti.  Si tratta, dunque, di un testo utilizzabile sin dalla prima lezione di pianoforte, che mira alla fondazione di una tecnica corretta, richiedendo un impegno minimo in fase di lettura, in modo che tutta l’attenzione sia focalizzata su gesto e produzione del suono.

 

Oltre al repertorio virtuosistico, esegue anche musica di raro ascolto, intrecciandola con letteratura e filosofia.

Nei miei concerti inserisco sempre una guida all’ascolto, a volte anche delle letture, e l’interazione con il pubblico non manca mai. Il concerto classico è ormai un format al capolinea: il “rito” va arricchito con la componente educativa. È per questo che illustro come funzionano i brani, spiego la composizione di forme come sonate, fughe… Recentemente ho eseguito i 54 Studi da Chopin di Godowsky a Cagliari, ed è stata per me una grande soddisfazione concludere l’esecuzione lasciando ampio spazio alle domande di un pubblico appassionato.

 

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