di Salvatore Sclafani
Si è appena conclusa la 57a stagione lirica del teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza. Un importante ritorno all’opera per la città calabrese, che ha seguito con entusiasmo i titoli in cartellone: Rigoletto di Giuseppe Verdi, andato in scena il 18 e il 20 novembre, e Don Pasquale di Gaetano Donizetti, rappresentato il 3 e il 4 dicembre.
Dietro le quinte, il lavoro costante del direttore artistico Luigi Stillo, diplomato in Pianoforte, Clavicembalo e Musicologia. Musicista completo, da sempre appassionato creatore di cultura nella sua regione, la Calabria. Dal 1986, presiede l’Associazione Musicale “Orfeo Stillo”, dedicata al fratello pianista prematuramente scomparso: una realtà importante, capace di organizzare circa 800 concerti, progetti per le scuole, il Concorso Internazionale Giovani Musicisti “Città di Paola”, destinato a diversi strumenti, e il prestigioso Concorso Lirico Internazionale “S. Francesco di Paola”, che ha avuto luogo fino al 2020 al teatro “Alfonso Rendano”.
In quest’intervista per TGmusic.it, Luigi Stillo riflette sulla sua identità di musicista e direttore artistico, e traccia un bilancio della stagione lirica 2022 del “Rendano”.
La sua è una formazione completa e articolata. Come queste dimensioni della sua personalità musicale interagiscono nella sua professione?
Ho sempre perseguito una formazione musicale poliedrica. L’approccio al pianoforte è stato, per me, spontaneo, dato che vengo da una famiglia di musicisti.
Tuttavia, al di là di questo strumento, che adoro, mi ha sempre affascinato il mondo dell’arte in generale. Lo studio del clavicembalo, della musicologia e della composizione si è rivelato fondamentale per approfondire pienamente la mia consapevolezza del fenomeno-musica a 360 gradi. Inoltre, l’incontro con l’opera ha rappresentato, per me, un momento importante: sono stato maestro di sala e maestro di palcoscenico per un ventennio delle stagioni liriche del teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza, un’esperienza che ha fortemente marcato la mia identità di musicista e caratterizzato la parallela attività di pianista camerista con molti colleghi e musicisti. Anche la didattica occupa una spazio rilevante nella mia professione, e considero prioritario il valore comunicativo della musica, sia da interprete che da docente e direttore artistico.
Cosa ritiene imprescindibile per la sua attività di direttore artistico? E quali sono, a suo avviso, le tappe per prepararsi al meglio a tale professione?
Parallelamente alla mia attività di docente e musicista, ho sempre avuto il pallino dell’organizzazione di attività culturali. Ho coltivato queste due anime durante tutta la mia vita; e in particolare riguardo alla seconda, determinante è risultato il supporto costante della mia compagna di vita, mia moglie, vero perno dinamico del mio lavoro da direttore artistico: in tal senso, il mio retroterra di interprete mi permette di comprendere al meglio le esigenze degli artisti.
L’anno scorso, inoltre, spinti anche dalle sollecitazioni dell’amministrazione comunale di Cosenza e del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” della stessa città, abbiamo presentato un progetto per la riapertura della produzione lirica del teatro “Rendano”; nonostante sia uno dei teatri italiani di tradizione, da circa dieci anni era privo di visibilità all’interno della programmazione ministeriale, soprattutto rispetto all’erogazione dei fondi Fus. Nel dicembre 2021, siamo riusciti ad allestire in tempi record due recite del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, entrambe sold out, appena dopo l’uscita dall’obbligo del 50% di pubblico massimo imposto dalla delicata situazione legata alla pandemia. L’evento ha riscosso grande entusiasmo e la città mi ha proposto la direzione artistica della stagione lirica, un grande privilegio per me. Parallelamente, nell’autunno 2021, hanno avuto un importante seguito anche i concerti sinfonici, lirico-sinfonici e corali-sinfonici dell’Orchestra del Mediterraneo “San Francesco di Paola”, nata nel 2019 sotto l’impulso del giovane direttore d’orchestra Alfredo Salvatore Stillo.
Il nostro progetto per l’ottenimento dei fondi Fus per il triennio 2022-2024 ha ottenuto il punteggio più alto in Italia e il teatro di Cosenza è tornato nel novero dei teatri idonei per tale finanziamento: tecnicamente, gli è stata riconosciuta la categoria “Lirica ordinaria”. Nel futuro, ci auguriamo di accedere a quella di “Teatro di tradizione”.
Il nostro teatro rappresenta, storicamente, un’importante istanza di conservazione del melodramma e abbiamo voluto presentare un progetto sostenibile, degno di un teatro di tradizione, tenendo però conto, realisticamente, dei co-finanziamenti territoriali di cui possiamo disporre.
I fondi Fus cui abbiamo avuto accesso ci permettono di dare luogo, quest’anno, a una programmazione che consta di due produzioni per quattro recite. Il teatro è giunto, così, alla sua 57a stagione e siamo felici di essere riusciti a far tornare il pubblico al “Rendano”, il cui palcoscenico ha visto, negli anni, la presenza di direttori e cast importanti, di calibro internazionale. Tornare in scena è un’emozione grandissima e vogliamo rinverdire i fasti di un tempo.
Che sguardo ha sulla stagione lirica che si è appena conclusa?
Ho voluto dare priorità a due grandi titoli del repertorio, Rigoletto e Don Pasquale, di grande richiamo per il pubblico di una città di provincia, anche per le nuove generazioni. Ho chiesto ai registi e ai direttori d’orchestra di non predisporre allestimenti trasgressivi: certo, è importante incoraggiare la modernità, ma in città come Cosenza, una regia con sperimentalismi eccessivi rischierebbe di non fare presa sul pubblico. Inoltre, ritengo che preservare un legame con la tradizione costituisca una scelta coerente rispetto alla specificità di tale repertorio lirico.
Per Rigoletto, una produzione del teatro, abbiamo avuto artisti importanti come Alberto Gazzale nel ruolo del titolo; a mio avviso, uno dei più grandi Rigoletto italiani della storia: è stato un grande risultato, per noi, averlo a Cosenza. E poi Giulia Mazzola, già vincitrice del concorso “S. Francesco di Paola”, organizzato dalla nostra associazione, che ha debuttato nel ruolo di Gilda, e Matteo Giuseppe Falcier, giovane tenore bresciano, nel ruolo del Duca di Mantova. Un trittico di altissimo livello che ha garantito un successo importante a cui si aggiungono l’ottima performance di Alessandra Palomba nel ruolo di Maddalena e di Luca Gallo nel ruolo di Sparafucile.
Negli altri ruoli, abbiamo voluto coinvolgere interpreti locali, sia promettenti che veterani. Per tutti loro, è stata una gioia vivere il palcoscenico del “Rendano”: abbiamo percepito tutto l’entusiasmo nello sposare la causa del nostro teatro e contribuire alla sua rinascita. E per noi, è imprescindibile dare opportunità ai bravi artisti del nostro territorio, giovani leve o di grande esperienza.
Il Don Pasquale, invece, è stato allestito in co-produzione con OperÆtruria, una realtà italiana recente, particolarmente attiva sulla penisola e lanciata dal Premio Fausto Ricci. Il loro lavoro ci ha convinti fin dall’inizio. Anche in questo caso, abbiamo avuto grandi interpreti come Gaetano Merone nel ruolo del titolo, Airi Sunada (Norina), Stefano Sorrentino (Ernesto) e Fabrizio Brancaccio (il dottor Malatesta). Un’opera collaudatissima e amata dal pubblico.
Inoltre, abbiamo dato importanza anche all’aspetto formativo-didattico del nostro lavoro e realizzato delle anteprime per le scuole.
Oltre alla sua direzione artistica della stagione lirica del teatro “Rendano”, sta seguendo altri progetti?
Effettivamente, ne sto curando diversi. Lavoro costantemente con l’Orchestra del Mediterraneo “S. Francesco di Paola”, fondata con l’intento di creare cultura in Calabria. Possiede al suo attivo già diverse produzioni e il 9 dicembre sarà impegnata, con solista il violinista Davide Alogna, nel Concerto per violino e orchestra di Beethoven mentre il 18 dicembre nella Messa dell’incoronazione di Mozart. Poi, il 30 dicembre sarà protagonista del concerto crossover Symphony, nuovo progetto di Roby Facchinetti.
È difficile fare cultura al Sud?
Lavoro in un territorio non semplice, come la Calabria: si fa una fatica doppia, ma anche la soddisfazione è doppia! Ciò che può sembrare scontato in altri luoghi, come l’organizzazione di eventi culturali, non lo è in una regione come la nostra. Nel gestire attività culturali, incontro quotidianamente diversi ostacoli. Ecco perché nel mio lavoro non do mai nulla per scontato e cerco di mettere in campo, con ottimismo, tutte le risorse di cui dispongo.
Nonostante le difficoltà tipiche delle nostre latitudini, stiamo cercando di mantenere in vita diverse realtà culturali e musicali. Ritengo che la stagione lirica del “Rendano” o le attività dell’Orchestra “S. Francesco di Paola” abbiano un impatto estremamente positivo per la nostra regione: impegnano maestranze, artisti e interpreti locali, fanno lavorare l’indotto. La musica classica è davvero capace di far girare l’economia ed è amatissima dal pubblico. Stiamo seminando per il futuro e sono ottimista.
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