di Smeralda Nunnari
<<In lui e nella sua musica è presente una sinestesia fra suoni e colori, sperimentata da Goethe in avanti ma realmente approfondita dal compositore. Il nuovo percorso di Frega sembra approdare a risultati originali, quasi unici, basati non su un impressionistico accostamento ma su una progettualità precisa>>. (Renzo Cresti)
Nella prima delle due serate celebrative del centenario dalla nascita dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, martedì 2 agosto e mercoledì 3 agosto, all’interno del programma del Festival Puccini di Torre del Lago, nell’Auditorium Enrico Caruso, Salvatore Frega, per la seconda volta, composer in residence, ha presentato in prima assoluta “Lux, Ignis”. Un brano che racconta in musica il dialogo antitetico, ma sinestetico tra la luce e il fuoco.
L’artista segna così un momento significativo, nel suo percorso collaborativo, col Festival Pucciniano, nell’iniziativa titolata “La meglio Gioventù”, dalla raccolta di poesie dedicata ai giovani da Pier Paolo Pasolini, pubblicata nel 1954. Un progetto voluto dal direttore artistico Giorgio Battistelli e sostenuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di instaurare un legame innovativo tra l’opera di Puccini e la valorizzazione creativa di nuove eccellenze. Uno spettacolo condiviso in streaming dalla Società Dante Alighieri, sui propri Social.
Un sold out quasi inaspettato per la serata del 2 agosto 2022, con una risposta positiva e di grande emozione da parte del pubblico. Ha colto tutte le sfumature del compositore che ancora una volta segna una svolta importante per la sua musica, regalando momenti e pàthos quasi surreali. Una composizione travolgente, molto raffinata e di tanto animo, con colori musicali accesi, specialmente nel finale della composizione.
Lux, Ignis, per orchestra da camera in doppio quintetto, percussioni, una voce bianca, un soprano e un attore, è una composizione contemporanea, ricca di sonorità che la rendono tridimensionale. L’opera trae libera ispirazione dal testo Il chiarore, contenuto nella raccolta giovanile di poesie pasoliniane e raffigura quattro momenti dell’itinerario umano, dalla nascita, fino al fuoco della maturità. Il tempo iniziale descrive la luce, la fase finale racconta il fuoco, ornati, rispettivamente, da due intermezzi, che simboleggiano la creatività e la ricerca continua del divino, nell’esigenza di connettersi con l’assoluto. Un dialogo solenne e misterioso, dai colori cangianti, a tratti oscuro, che si sviluppa tra la luce ed il fuoco, due elementi contrastanti, ma accomunati, comunque, da un promettente chiarore. Una ricerca sonora sublime, dove il compositore narra la dualità della natura umana, il bianco ed il nero, il bene e il male. Riuscendo a trasporre in musica l’aspirazione dell’uomo alla luce, al Chiarore.
Pianista e compositore di musica classica contemporanea, Frega nasce a Cosenza nel 1989, da genitori arbëreshë di Firmo. L’artista si diploma in pianoforte presso il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza e in composizione nella Scuola di Musica di Fiesole conseguendo il Diploma di Alto perfezionamento nell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma. Il maestro vanta numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali. Fondatore e direttore artistico dell’Accademia Musicale della Versilia, docente di pianoforte e composizione nella stessa. È, inoltre, editore di TGmusic.it fondatore di Delta Social Media, agenzia di comunicazione per musicisti, artisti e produzioni cinematografiche. Le sue composizioni sono pubblicate con la Casa Editrice “Sconfinarte” di Milano con la Ries&Erler di Berlino, con Impronta Edition di Berlino e con Edizioni Curci – Milano.
Il compositore, in un’intervista per La Nazione a proposito delle sue origini, della sua musica e degli influssi della musica balcanica precisa: «Vengo da una delle pochissime comunità che ancora oggi parlano l’albanese del 1500 quando il nostro patriota Giorgio Castriota Scanderbeg, ci salvò, sfuggendo alle invasioni turche. […] È una musica balcanica che si muove su scale pentatoniche e ci sono cresciuto anche perché papà è uno dei massimi esponenti arbëreshë. Vado sempre a riprendere quelle melodie bellissime: lamenti, canti di preghiera, canti gioiosi che ricordano il passato e un sapere che il popolo albanese attuale quasi ignora. Non influssi, ma ricerca. Faccio un percorso continuo che durerà fino all’ultima nota, fino all’ultimo respiro, per creare qualcosa che possa essere quasi tridimensionale: vorrei dare prospettiva al suono. Ho avuto il privilegio di studiare con Ivan Fedele e Andrea Portera, due compositori molto diversi tra loro. Vorrei unire l’organizzazione del lavoro a questa sorta di tridimensionalità del suono, con l’eco della tradizione arbëreshë. È la mia strada nel tentativo di essere unico, riconosciuto. Insomma vorrei essere Salvatore Frega che è… difficilissimo (ride). Oggi più che mai siamo influenzati perennemente da “carovane” di ascolti on line, così mentre scrivo esco dalla mia mente, dal mio corpo e mi guardo dall’alto. Dobbiamo cercare un po’ di originalità, no?.»
Ed ecco che, nelle due serate, attraverso le note creative immerse, sommerse e riemerse nei versi del poeta friulano, dai quattro giovani talenti, Salvatore Frega, Marcello Filotei, Andrea Manzoli, Roberta Vacca, dove ciascuna composizione ha tratto la propria ispirazione, trova realizzazione il desiderio descritto da Pasolini, nel suo poema autobiografico “Poeta delle ceneri”:
«Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti,
che io vorrei essere scrittore di musica,
vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare,
nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto
sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta
innocenza di querce, colli, acque e botri,
e lì comporre musica,
l’unica azione espressiva
forse alta, e indefinibile come le azioni della realtà».
Pier Paolo Pasolini.
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